Riprendendo il tema dello sviluppo sociale, che non coincide del tutto con la crescita economica e con il solo sviluppo civile, l’autore traccia un excursus teso a illustrare il peso delle innovazioni nei processi produttivi e riproduttivi nella società postfordista, caratterizzata dalla crisi/decadenza delle grandi industrie della modernità classica nelle quali prevaleva l’alta intensità di lavoro umano impiegato, dalle cui crisi ha preso corpo una fenomenologia di presenze produttive ad alta intensità di know-how e bassa intensità di lavoro umano. Se questo ha spinto molti a parlare di società della conoscenza e/o dell’informazione, non si può non evidenziare la condizione di frammentazione sociale, di iper-individualismo di massa, in una sorta di guerra di tutti contro tutti, sicuramente spinta ben al di là di quell’immagine, già tratteggiata alla fine della seconda guerra mondiale negli USA da David Riesman e dalla sua equipe, di una diffusa “folla solitaria”, ossia di un ceto medio costituito da individui in balia di se stessi, alienati e svalutati delle proprie capacità cognitive e professionali dalla produzione standardizzata di massa.

Sviluppo sociale, degradazione del lavoro e frammentazione

MULE', GIACOMO
2012-01-01

Abstract

Riprendendo il tema dello sviluppo sociale, che non coincide del tutto con la crescita economica e con il solo sviluppo civile, l’autore traccia un excursus teso a illustrare il peso delle innovazioni nei processi produttivi e riproduttivi nella società postfordista, caratterizzata dalla crisi/decadenza delle grandi industrie della modernità classica nelle quali prevaleva l’alta intensità di lavoro umano impiegato, dalle cui crisi ha preso corpo una fenomenologia di presenze produttive ad alta intensità di know-how e bassa intensità di lavoro umano. Se questo ha spinto molti a parlare di società della conoscenza e/o dell’informazione, non si può non evidenziare la condizione di frammentazione sociale, di iper-individualismo di massa, in una sorta di guerra di tutti contro tutti, sicuramente spinta ben al di là di quell’immagine, già tratteggiata alla fine della seconda guerra mondiale negli USA da David Riesman e dalla sua equipe, di una diffusa “folla solitaria”, ossia di un ceto medio costituito da individui in balia di se stessi, alienati e svalutati delle proprie capacità cognitive e professionali dalla produzione standardizzata di massa.
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