I processi creativi, luogo del patrimonio culturale delle esperienze vissute e rappresentazione della prefigurazione dello scenario futuribile, trovano terreno fertile nelle attività connesse con la produzione di-segni; attività caratterizzate dalla spontaneità, dalla immediatezza dei tratti, dalla fertilità produttiva, il più delle volte determinata dagli impulsi sensoriali della matericità e dal sentimento che, al contempo sotteso e palese, trova ragion d’essere nelle coinvolgenti espressioni grafiche dell’artista che costituiscono la traduzione del pensiero in una prima concretizzazione dell’idea. Così “Se l’occhio non si esercita, non vede. Se la pelle non tocca, non sa. Se l’uomo non immagina, si spegne”. (Danilo Dolci, Il limone lunare. Poema per la radio dei poveri cristi, Laterza, Bari, 1970). Tale scintilla trova da sempre terreno di propagazione nell’immediatezza di gesti e segni che costituiscono la prima traduzione formale e materiale del pensiero verso una concretizzazione compiuta dell’idea. La trasformazione dell’idea in morfè passa, poi, attraverso un sistema di articolati meccanismi di organizzazione dell’insieme segnico e materico, che viene plasmato secondo processi logici ed emozionali. In molti casi la complessità del sistema ideativo, intrinsecamente legata a rapporti simbiotici con la varietà dell’habitat naturale, rende necessario fare mutuamente ricorso a particolari simulazioni plastiche e virtuali in grado, anche attraverso processi di scansione tridimensionale e di reverse modeling, di interfacciarsi come il più naturale modo di esplicitazione del processo di formulazione dell’idea. La mente e il tatto lavorano in simbiosi e stabiliscono una sinergia tra segno impalpabile e sensibilità tattile, in grado di innescare virtuosi processi di isteresi e mutua interrelazione tra modello materico e geometrizzazione della sua simulazione virtuale. La forma diventa il risultato di un complesso processo evolutivo di frese geometrico-materiche che instaurano una dimensione di congruità con i primi impulsi ispiratori e le successive trame di-segnate. La certezza di riuscire a catturare, attraverso una prima modellazione plastica di studio, un nesso di congruenza con il concept originario offre l’affascinante possibilità di affrontare il successivo approfondimento morfologico con indiscutibile forza, rendendo virtuale, anche grazie alle tecnologie laser scanning, questa prima concretizzazione materica. Il modello virtuale può essere così sottoposto a successive fasi correttive, fatte di manipolazioni, torsioni e rimodellamenti della forma, che costituiscono l’ultimo atto del processo evolutivo morfologico. Anche nelle esperienze progettuali in cui più evidente è il segno digitale – architetture dalle linee di forza spezzate e segmentate, secondo i principi del corrente parametricismo di Zaha Hadid, o architetture scultoree radicali, votate all’assoluta libertà compositiva, realizzate con superfici fluide e sinuose, quasi a voler creare le città liquide raffigurate da Ugo Cantone – il processo di perfezionamento della forma può essere raggiunto solo plasmando la materia secondo modelli coinvolgenti il pensiero, la vista e il tatto in un unicum che trasmette stati emotivi e sensazioni, da un lato, concretezza funzionale e stabilità strutturale, dall’altro. Proprio nell’era della rappresentazione virtuale, all’utilizzo di software avanzati che consentono di dare concreta libertà a un’espressività che, altrimenti, resterebbe utopia architettonica, risponde l’esigenza di una concomitante materializzazione dell’architettura, soprattutto iniziale, per rendere tangibile oggi ciò che sarà reale domani.

Mente e tatto, geometria e modello per le nuove tecnologie

LIUZZO, MARIANGELA
2012-01-01

Abstract

I processi creativi, luogo del patrimonio culturale delle esperienze vissute e rappresentazione della prefigurazione dello scenario futuribile, trovano terreno fertile nelle attività connesse con la produzione di-segni; attività caratterizzate dalla spontaneità, dalla immediatezza dei tratti, dalla fertilità produttiva, il più delle volte determinata dagli impulsi sensoriali della matericità e dal sentimento che, al contempo sotteso e palese, trova ragion d’essere nelle coinvolgenti espressioni grafiche dell’artista che costituiscono la traduzione del pensiero in una prima concretizzazione dell’idea. Così “Se l’occhio non si esercita, non vede. Se la pelle non tocca, non sa. Se l’uomo non immagina, si spegne”. (Danilo Dolci, Il limone lunare. Poema per la radio dei poveri cristi, Laterza, Bari, 1970). Tale scintilla trova da sempre terreno di propagazione nell’immediatezza di gesti e segni che costituiscono la prima traduzione formale e materiale del pensiero verso una concretizzazione compiuta dell’idea. La trasformazione dell’idea in morfè passa, poi, attraverso un sistema di articolati meccanismi di organizzazione dell’insieme segnico e materico, che viene plasmato secondo processi logici ed emozionali. In molti casi la complessità del sistema ideativo, intrinsecamente legata a rapporti simbiotici con la varietà dell’habitat naturale, rende necessario fare mutuamente ricorso a particolari simulazioni plastiche e virtuali in grado, anche attraverso processi di scansione tridimensionale e di reverse modeling, di interfacciarsi come il più naturale modo di esplicitazione del processo di formulazione dell’idea. La mente e il tatto lavorano in simbiosi e stabiliscono una sinergia tra segno impalpabile e sensibilità tattile, in grado di innescare virtuosi processi di isteresi e mutua interrelazione tra modello materico e geometrizzazione della sua simulazione virtuale. La forma diventa il risultato di un complesso processo evolutivo di frese geometrico-materiche che instaurano una dimensione di congruità con i primi impulsi ispiratori e le successive trame di-segnate. La certezza di riuscire a catturare, attraverso una prima modellazione plastica di studio, un nesso di congruenza con il concept originario offre l’affascinante possibilità di affrontare il successivo approfondimento morfologico con indiscutibile forza, rendendo virtuale, anche grazie alle tecnologie laser scanning, questa prima concretizzazione materica. Il modello virtuale può essere così sottoposto a successive fasi correttive, fatte di manipolazioni, torsioni e rimodellamenti della forma, che costituiscono l’ultimo atto del processo evolutivo morfologico. Anche nelle esperienze progettuali in cui più evidente è il segno digitale – architetture dalle linee di forza spezzate e segmentate, secondo i principi del corrente parametricismo di Zaha Hadid, o architetture scultoree radicali, votate all’assoluta libertà compositiva, realizzate con superfici fluide e sinuose, quasi a voler creare le città liquide raffigurate da Ugo Cantone – il processo di perfezionamento della forma può essere raggiunto solo plasmando la materia secondo modelli coinvolgenti il pensiero, la vista e il tatto in un unicum che trasmette stati emotivi e sensazioni, da un lato, concretezza funzionale e stabilità strutturale, dall’altro. Proprio nell’era della rappresentazione virtuale, all’utilizzo di software avanzati che consentono di dare concreta libertà a un’espressività che, altrimenti, resterebbe utopia architettonica, risponde l’esigenza di una concomitante materializzazione dell’architettura, soprattutto iniziale, per rendere tangibile oggi ciò che sarà reale domani.
2012
9789871494255
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/10437
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