Il governo Silvio Milazzo dal 1958 ebbe per protagonisti un gruppo di transfughi della DC, tra cui lo stesso Presidente della Regione, pezzi della destra conservatrice isolana e le stesse sinistre, accomunati da un discorso politico accesamente autonomista in contrapposizione alla DC fanfaniana. Un autonomismo che si rivelava un contenitore delle tante tensioni che scuotevano la società siciliana, che assorbiva istanze e progetti provenienti da diversi attori della scena politica locale e nazionale e che, includendo il PCI nell’area di governo, sembrava per la prima volta mettere in secondo piano l’anticomunismo. La nascita di un secondo partito cattolico e autonomista, le difficoltà della DC relegata per la prima volta all’opposizione, attribuirono alle elezioni siciliane del 1959 una rilevanza eccezionale a cui corrispose un impegno propagandistico e comunicativo imponente da parte dei principali partiti. Se da una parte comunisti e cristiano sociali puntarono, seppur con obiettivi e modalità molto diverse, ad un reviviscenza dei simboli e dei linguaggi regionalisti, e in certi casi micro-nazionalisti, per rendere possibile una mutazione profonda del sistema partitico isolano; dall’altra la DC cercò di normalizzare la vicenda siciliana rivendicando la bontà della propria azione di governo e sfruttando la più tradizionale e radicale mobilitazione anti-comunista.

Sicilia all’addritta. Le elezioni del 1959, l’autonomismo e le sue narrazioni

MICCICHE', ANDREA
2015-01-01

Abstract

Il governo Silvio Milazzo dal 1958 ebbe per protagonisti un gruppo di transfughi della DC, tra cui lo stesso Presidente della Regione, pezzi della destra conservatrice isolana e le stesse sinistre, accomunati da un discorso politico accesamente autonomista in contrapposizione alla DC fanfaniana. Un autonomismo che si rivelava un contenitore delle tante tensioni che scuotevano la società siciliana, che assorbiva istanze e progetti provenienti da diversi attori della scena politica locale e nazionale e che, includendo il PCI nell’area di governo, sembrava per la prima volta mettere in secondo piano l’anticomunismo. La nascita di un secondo partito cattolico e autonomista, le difficoltà della DC relegata per la prima volta all’opposizione, attribuirono alle elezioni siciliane del 1959 una rilevanza eccezionale a cui corrispose un impegno propagandistico e comunicativo imponente da parte dei principali partiti. Se da una parte comunisti e cristiano sociali puntarono, seppur con obiettivi e modalità molto diverse, ad un reviviscenza dei simboli e dei linguaggi regionalisti, e in certi casi micro-nazionalisti, per rendere possibile una mutazione profonda del sistema partitico isolano; dall’altra la DC cercò di normalizzare la vicenda siciliana rivendicando la bontà della propria azione di governo e sfruttando la più tradizionale e radicale mobilitazione anti-comunista.
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