Il contributo chiarisce alcuni concetti-chiave sottesi alla problematica riguardante l'assistenza ai pazienti oncologici terminali. Prima ancora di indicare quali sono le competenze degli operatori e dei volontari che si occupano di assistere fino al decesso questo tipo di pazienti, è necessario definire, secondo una precisa visione antropologica, concetti come "malattia", "corpo malato", "identità personale", "dolore", "sofferenza", "morte", e "salute", chiarendone il valore umano ed educativo. La visione antropologica, che fonda la riflessione etica sviluppata e presupposta anche dalle analisi socio-psico-pedagogiche e di marketing sociale, è quella personalistica cristiana: secondo tale visione, la "persona", è una unità inscindibile di corpo, psiche e spirito, di sesso maschile e femminile, destinata a una dimensione trascendente e ultraterrena dell'essere. La persona ammalata di cancro, in questa visione, non può essere ridotta a mero agglomerato psicofisico, a un individuo umano o a un essere umano che ha perso qualcosa di essenziale di sé a causa di una grave malattia. La persona è più della sua malattia, la sua ricchezza d'essere eccede di gran lunga il suo possibile stato di malattia. Essa non è riducibile alla sua malattia: questo è il motivo principale per cui il paziente va trattato come persona fino al momento della morte. Sulla scorta di tali convinzioni, si profila un compito alquanto delicato ed esigente per gli operatori professionali e per i volontari che vogliono assistere autenticamente i pazienti oncologici terminali fino al decesso, e i loro parenti anche nel post-mortem favorendo un’adeguata elaborazione del lutto. Ciò, per loro, non può realizzarsi senza una costante formazione umanistica finalizzata all’acquisizione di precise competenze tecniche morali, affettive e relazionali, e senza un continuo confronto orientato al superamento di possibili limiti personali.

Percorsi di riflessione etica sul valore umano ed educativo della sofferenza. Alcune definizioni operative

DI VITA, ALESSANDRO;MINGRINO, MARTA
2011-01-01

Abstract

Il contributo chiarisce alcuni concetti-chiave sottesi alla problematica riguardante l'assistenza ai pazienti oncologici terminali. Prima ancora di indicare quali sono le competenze degli operatori e dei volontari che si occupano di assistere fino al decesso questo tipo di pazienti, è necessario definire, secondo una precisa visione antropologica, concetti come "malattia", "corpo malato", "identità personale", "dolore", "sofferenza", "morte", e "salute", chiarendone il valore umano ed educativo. La visione antropologica, che fonda la riflessione etica sviluppata e presupposta anche dalle analisi socio-psico-pedagogiche e di marketing sociale, è quella personalistica cristiana: secondo tale visione, la "persona", è una unità inscindibile di corpo, psiche e spirito, di sesso maschile e femminile, destinata a una dimensione trascendente e ultraterrena dell'essere. La persona ammalata di cancro, in questa visione, non può essere ridotta a mero agglomerato psicofisico, a un individuo umano o a un essere umano che ha perso qualcosa di essenziale di sé a causa di una grave malattia. La persona è più della sua malattia, la sua ricchezza d'essere eccede di gran lunga il suo possibile stato di malattia. Essa non è riducibile alla sua malattia: questo è il motivo principale per cui il paziente va trattato come persona fino al momento della morte. Sulla scorta di tali convinzioni, si profila un compito alquanto delicato ed esigente per gli operatori professionali e per i volontari che vogliono assistere autenticamente i pazienti oncologici terminali fino al decesso, e i loro parenti anche nel post-mortem favorendo un’adeguata elaborazione del lutto. Ciò, per loro, non può realizzarsi senza una costante formazione umanistica finalizzata all’acquisizione di precise competenze tecniche morali, affettive e relazionali, e senza un continuo confronto orientato al superamento di possibili limiti personali.
2011
9788861787711
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/119791
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