La percezione dei luoghi ritenuti sacri sembra mantenersi costante nel tempo: in tal modo possono essere spiegati non pochi esempi di continuità di uso di spazi che rimangono sacri in differenti periodi e culture. Se i luoghi sacri costituiscono i segni marcanti e cristallizzati nello spazio fisico e nella percezione simbolica e culturale dello spazio, è evidente come sia imprescindibile un approccio globale e multidisciplinare ai diversi contesti territoriali, che si esprima attraverso l’analisi di tutte le categorie di fonti disponibili, congiunta all’analisi della loro distribuzione spaziale – secondo prospettive e metodologie proposte dall’Archeologia dei Paesaggi. Nell’organizzazione del territorio, dunque, gli spazi sacri possono essere considerati come il risultato di una costruzione culturale che interagisce sia con le strutture materiali, sia con il patrimonio immateriale identitario della comunità. Tutto questo è evidente nel caso del cosiddetto “Eremo di san Nicola”, sul promontorio del Gargano: una basilica altomedievale monoabsidata, i cui resti sono stati messi in luce recentemente da campagne di scavo archeologico, costruita sulla via di pellegrinaggio che conduceva al santuario di S. Michele Arcangelo a Monte S. Angelo, in stretta relazione territoriale e culturale con la potente abbazia benedettina di S. Giovanni De Lama (dal XVI secolo in poi nota come “santuario di San Matteo”), menzionata dalle fonti documentarie nell’XI secolo.

Paesaggio e spazi sacri sul Gargano. L’Eremo di San Nicola.

PATTI, DANIELA
In corso di stampa

Abstract

La percezione dei luoghi ritenuti sacri sembra mantenersi costante nel tempo: in tal modo possono essere spiegati non pochi esempi di continuità di uso di spazi che rimangono sacri in differenti periodi e culture. Se i luoghi sacri costituiscono i segni marcanti e cristallizzati nello spazio fisico e nella percezione simbolica e culturale dello spazio, è evidente come sia imprescindibile un approccio globale e multidisciplinare ai diversi contesti territoriali, che si esprima attraverso l’analisi di tutte le categorie di fonti disponibili, congiunta all’analisi della loro distribuzione spaziale – secondo prospettive e metodologie proposte dall’Archeologia dei Paesaggi. Nell’organizzazione del territorio, dunque, gli spazi sacri possono essere considerati come il risultato di una costruzione culturale che interagisce sia con le strutture materiali, sia con il patrimonio immateriale identitario della comunità. Tutto questo è evidente nel caso del cosiddetto “Eremo di san Nicola”, sul promontorio del Gargano: una basilica altomedievale monoabsidata, i cui resti sono stati messi in luce recentemente da campagne di scavo archeologico, costruita sulla via di pellegrinaggio che conduceva al santuario di S. Michele Arcangelo a Monte S. Angelo, in stretta relazione territoriale e culturale con la potente abbazia benedettina di S. Giovanni De Lama (dal XVI secolo in poi nota come “santuario di San Matteo”), menzionata dalle fonti documentarie nell’XI secolo.
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