In questo contributo si dà conto della recente pubblicazione degli scavi francesi condotti negli anni Novanta nel centro cittadino di Épinal (Vosges), ma è anche occasione per alcune riflessioni più generali sull’uso e confronto tra fonti di varia natura (scritte, toponomastiche e iconografiche) e i dati archeologici, inseriti nel dibattito europeo sul concetto e definizione di ‘città’. La ricerca è rilevante per l’analisi archeologica di lungo periodo (circa dieci secoli, dal periodo altomedievale alle soglie dell’età contemporanea) e per l’apporto di analisi archeometriche, in un’ampia porzione dell’attuale centro storico. I risultati offrono vari spunti per un approccio critico sulla definizione di città, rispetto a un insediamento a continuità di vita, fondazione vescovile della fine del X secolo in ambito rurale (su una curtis di origine carolingia?). L’insediamento nasce per volontà di un personaggio di rilievo internazionale e ben noto anche in Italia, il vescovo di Metz Thierry (Deodericus), per proteggere le vie di comunicazione e i possedimenti vescovili nella regione e rafforzare la frontiera lotaringia contro le incursioni borgognone. La fondazione prevedeva già in origine la creazione di un castello, di un mercato, di una zecca e di un punto di riferimento religioso (abbazia con funzione anche di cura animarum): evidente, dunque, la volontà vescovile di creare un ‘central place’. Ma quanto fu realizzato di quel progetto? E da quando si può iniziare a definire Épinal una ‘città’? I risultati delle indagini archeologiche finora rese note indicano che l’area del Grand Bourg non acquisì caratteri urbani prima del XII-XIII secolo. Progetto fallito o la città altomedievale era altrove?

Nota in margine al volume a cura di Y. Henigfeld e Ph. Kuchler, L’îlot du palais de justice d’Épinal (Vosges)

SERENI, ANNA
2015-01-01

Abstract

In questo contributo si dà conto della recente pubblicazione degli scavi francesi condotti negli anni Novanta nel centro cittadino di Épinal (Vosges), ma è anche occasione per alcune riflessioni più generali sull’uso e confronto tra fonti di varia natura (scritte, toponomastiche e iconografiche) e i dati archeologici, inseriti nel dibattito europeo sul concetto e definizione di ‘città’. La ricerca è rilevante per l’analisi archeologica di lungo periodo (circa dieci secoli, dal periodo altomedievale alle soglie dell’età contemporanea) e per l’apporto di analisi archeometriche, in un’ampia porzione dell’attuale centro storico. I risultati offrono vari spunti per un approccio critico sulla definizione di città, rispetto a un insediamento a continuità di vita, fondazione vescovile della fine del X secolo in ambito rurale (su una curtis di origine carolingia?). L’insediamento nasce per volontà di un personaggio di rilievo internazionale e ben noto anche in Italia, il vescovo di Metz Thierry (Deodericus), per proteggere le vie di comunicazione e i possedimenti vescovili nella regione e rafforzare la frontiera lotaringia contro le incursioni borgognone. La fondazione prevedeva già in origine la creazione di un castello, di un mercato, di una zecca e di un punto di riferimento religioso (abbazia con funzione anche di cura animarum): evidente, dunque, la volontà vescovile di creare un ‘central place’. Ma quanto fu realizzato di quel progetto? E da quando si può iniziare a definire Épinal una ‘città’? I risultati delle indagini archeologiche finora rese note indicano che l’area del Grand Bourg non acquisì caratteri urbani prima del XII-XIII secolo. Progetto fallito o la città altomedievale era altrove?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/123628
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