The article aims at investigating a rewrite of William Shakespeare’s The Tempest: Snapshots of Caliban by the Indian writer and poet Suniti Namjoshi. An adaptation that reinterprets the shakespearian play as a manifesto of emancipation, distorting its structure through a series of radical transformations such as: the reduction and the characterization of the dramatis personae, the shift from a dramatic form to a poetic form, and, especially, Caliban’s transmutation in woman. One aspect, the latter, that distorts the identity of the shakespearean prototype, reversing the atavistic binarism between Prospero and Caliban, into the more flexible between Miranda and Caliban. A replacement that reduces the political interpretation of the work, directing it towards a gender trajectory. Namjoshi, in fact, softens the stiffness and the intransigence of the male in the more negotiable and reconciling form of female. The result is more a connection than a crash, to paraphrase Auden, perhaps the real source of inspiration of "Snapshots", capable of leading to a definition and awareness of the self, of an identity recognizable even in its incessant dynamism. The text will be decoded by making reference to postcolonial theories found in Third Space (Homi Bhabba), Hybridism as opposed to Essentialism and Ignacio Matte Blanco’s Bi-logic.

L’articolo si propone di indagare una riscrittura de La tempesta di William Shakespeare: Snapshots of Caliban (1989) della scrittrice e poetessa indiana Suniti Namjoshi. Un adattamento che rilegge l’opera shakespeariana come manifesto di decolonizzazione, stravolgendone la struttura attraverso una serie di trasformazioni radicali quali: la riduzione e la caratterizzazione delle dramatis personae, lo slittamento da una forma drammaturgica a una lirica, ma soprattutto la trasmutazione in donna di Calibano. Un aspetto, quest’ultimo che stravolge l’identità del prototipo shakespeariano, ribaltando l’atavico binarismo tra Prospero e Calibano, in quello più flessibile tra Miranda e Calibano. Una sostituzione che riduce l’interpretazione politica dell’opera, dirigendola verso una traiettoria gender. La Namjoshi, infatti, ammorbidisce la rigidità e l’intransigenza del maschile nella forma più negoziabile e riconciliatrice del femminile. Ne viene fuori un incontro più che uno scontro, parafrasando Auden, forse la vera fonte ispiratrice delle “Istantanee”, abile a condurre alla definizione e alla consapevolezza del Sé, di un’identità riconoscibile anche nel suo incessante dinamismo. La decodificazione del testo verrà condotta in riferimento a precisi strumenti critici, quali le teorie postcoloniali di Third Space (Homi Bhabba), di ibridismo (Franz Fanon) quale opposto di essenzia-lismo e la Bi-logica di Ignacio Matte Blanco.

L'identità mobile: Snapshots of Caliban

LA MANTIA, FABIO
2017-01-01

Abstract

The article aims at investigating a rewrite of William Shakespeare’s The Tempest: Snapshots of Caliban by the Indian writer and poet Suniti Namjoshi. An adaptation that reinterprets the shakespearian play as a manifesto of emancipation, distorting its structure through a series of radical transformations such as: the reduction and the characterization of the dramatis personae, the shift from a dramatic form to a poetic form, and, especially, Caliban’s transmutation in woman. One aspect, the latter, that distorts the identity of the shakespearean prototype, reversing the atavistic binarism between Prospero and Caliban, into the more flexible between Miranda and Caliban. A replacement that reduces the political interpretation of the work, directing it towards a gender trajectory. Namjoshi, in fact, softens the stiffness and the intransigence of the male in the more negotiable and reconciling form of female. The result is more a connection than a crash, to paraphrase Auden, perhaps the real source of inspiration of "Snapshots", capable of leading to a definition and awareness of the self, of an identity recognizable even in its incessant dynamism. The text will be decoded by making reference to postcolonial theories found in Third Space (Homi Bhabba), Hybridism as opposed to Essentialism and Ignacio Matte Blanco’s Bi-logic.
2017
L’articolo si propone di indagare una riscrittura de La tempesta di William Shakespeare: Snapshots of Caliban (1989) della scrittrice e poetessa indiana Suniti Namjoshi. Un adattamento che rilegge l’opera shakespeariana come manifesto di decolonizzazione, stravolgendone la struttura attraverso una serie di trasformazioni radicali quali: la riduzione e la caratterizzazione delle dramatis personae, lo slittamento da una forma drammaturgica a una lirica, ma soprattutto la trasmutazione in donna di Calibano. Un aspetto, quest’ultimo che stravolge l’identità del prototipo shakespeariano, ribaltando l’atavico binarismo tra Prospero e Calibano, in quello più flessibile tra Miranda e Calibano. Una sostituzione che riduce l’interpretazione politica dell’opera, dirigendola verso una traiettoria gender. La Namjoshi, infatti, ammorbidisce la rigidità e l’intransigenza del maschile nella forma più negoziabile e riconciliatrice del femminile. Ne viene fuori un incontro più che uno scontro, parafrasando Auden, forse la vera fonte ispiratrice delle “Istantanee”, abile a condurre alla definizione e alla consapevolezza del Sé, di un’identità riconoscibile anche nel suo incessante dinamismo. La decodificazione del testo verrà condotta in riferimento a precisi strumenti critici, quali le teorie postcoloniali di Third Space (Homi Bhabba), di ibridismo (Franz Fanon) quale opposto di essenzia-lismo e la Bi-logica di Ignacio Matte Blanco.
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