Il saggio è un'analisi della riforma del diritto di filiazione, intervenuta nel diritto italiano negli anni 2012-2013, lungo la prospettiva della considerazione delle formule ricorrenti nel testo legislativo, del loro significato e delle ragioni della loro scelta dal legislatore. Il dato di partenza è mettere in evidenza la peculiarità dell'analisi del linguaggio legislativo nel diritto di famiglia, atteso che tradizionalmente la scelta delle formule indichi l'ideologia o l'orientamento culturale del giurista, avendo particolare considerazione della duplice funzione costitutiva e simbolica che la norma di diritto di famiglia svolge nell'organizzazione della società. Tra le diverse formule, l'attenzione si è fermata sul concetto di "status unico di figlio", che, letto alla luce dei nuovi valori introiettati dal diritto di famiglia, smarrisce l'antico significato di rappresentare l'elemento fondativo dell'organizzazione gerarchica della famiglia per assumere il senso di una collocazione del minore e della filiazione al centro del sistema del diritto di famiglia e di un trattamento giuridico uniforme che il minore riceve indipendente dai motivi della sua nascita. Nel senso di evidenziare un progresso verso il superamento delle discriminazioni tra i minori in relazione a fatti legati alla nascita, il saggio sottolinea l'abbandono da parte del legislatore della riforma di formule distintive, come filiazione legittima e filiazione naturale, sebbene le scelte di disciplina operate in concreto con riferimento ad alcuni istituti della filiazione segnalano ancora la persistenza di trattamenti differenziati tra i figli nati nel matrimonio e quelli nati fuori dal matrimonio. Una ulteriore novità nel linguaggio del "nuovo" diritto della filiazione è il ricorso alla formula "responsabilità genitoriale" in sostituzione del concetto di potestà genitoriale, un tentativo di uniformare i testi di diritto di famiglia italiano alle trasformazioni linguistiche e positive conosciute da ordinamenti stranieri e poi riprodottesi nel diritto europeo.

Il linguaggio del "nuovo" diritto di filiazione

Caggia, Fausto
2015-01-01

Abstract

Il saggio è un'analisi della riforma del diritto di filiazione, intervenuta nel diritto italiano negli anni 2012-2013, lungo la prospettiva della considerazione delle formule ricorrenti nel testo legislativo, del loro significato e delle ragioni della loro scelta dal legislatore. Il dato di partenza è mettere in evidenza la peculiarità dell'analisi del linguaggio legislativo nel diritto di famiglia, atteso che tradizionalmente la scelta delle formule indichi l'ideologia o l'orientamento culturale del giurista, avendo particolare considerazione della duplice funzione costitutiva e simbolica che la norma di diritto di famiglia svolge nell'organizzazione della società. Tra le diverse formule, l'attenzione si è fermata sul concetto di "status unico di figlio", che, letto alla luce dei nuovi valori introiettati dal diritto di famiglia, smarrisce l'antico significato di rappresentare l'elemento fondativo dell'organizzazione gerarchica della famiglia per assumere il senso di una collocazione del minore e della filiazione al centro del sistema del diritto di famiglia e di un trattamento giuridico uniforme che il minore riceve indipendente dai motivi della sua nascita. Nel senso di evidenziare un progresso verso il superamento delle discriminazioni tra i minori in relazione a fatti legati alla nascita, il saggio sottolinea l'abbandono da parte del legislatore della riforma di formule distintive, come filiazione legittima e filiazione naturale, sebbene le scelte di disciplina operate in concreto con riferimento ad alcuni istituti della filiazione segnalano ancora la persistenza di trattamenti differenziati tra i figli nati nel matrimonio e quelli nati fuori dal matrimonio. Una ulteriore novità nel linguaggio del "nuovo" diritto della filiazione è il ricorso alla formula "responsabilità genitoriale" in sostituzione del concetto di potestà genitoriale, un tentativo di uniformare i testi di diritto di famiglia italiano alle trasformazioni linguistiche e positive conosciute da ordinamenti stranieri e poi riprodottesi nel diritto europeo.
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