È noto come la giustizia civile sia considerata il modello processuale che meglio rappresenti la parità delle parti e consenta in concreto una tutela piena ed effettiva, nel rispetto dei principi costituzionali ed europei. Le ulteriori esperienze processuali che conosce il nostro Ordinamento giuridico, quali il processo amministrativo e quello tributario, nella loro evoluzione hanno gradualmente mutato in positivo il livello di tutele offerto alle parti, conseguenza naturale del mutato rapporto tra potere e cittadino/contribuente. Si tratta, invero, di un percorso ancora “incompleto” che, tuttavia, si può affermare abbia oggi raggiunto un adeguato livello di tutele. Le ragioni della “incompletezza” si ritiene che, però, non vadano solo ricercate guardano alla sussistenza o meno di idonei strumenti processuali. A titolo meramente esemplificativo, infatti, il processo amministrativo oggi è incentrato sul principio di atipicità delle azioni che garantirebbe ampie e statisfattive armi difensive. Il percorso, piuttosto, deve essere ancora adeguatamente rivisto alla luce della attività di interpretazione della giurisprudenza che deve sapientemente bilanciare i diversi interessi “in gioco” garantendo in concreto la “parità delle armi”. Il processo civile, in tale ambito evolutivo, sembra rappresentare il modello da raggiungere e, spesso, si cerca di verificare la pienezza e la effettività delle tutele nei sistemi processuali amministrativi e tributari proprio in termini di “civilizzazione”. Eppure, come detto, questo approccio deve essere coniugato con una più approfondita disamina degli istituti ed in sintonia con la storia che ha caratterizzato l’evoluzione sia del sistema amministrativo sia di quello tributario. Si intende restringere con questo contributo il campo di analisi ad alcuni istituti “tipicamente civili” introdotti negli ambienti processuali del diritto amministrativo e tributario, per cogliere se anche gli effetti in favore delle parti producano i medesimi benefici in termini di tutele. Da una analisi, concreta, di alcuni istituti processuali sarà, infatti, possibile determinare quanto la c.d. civilizzazione spesso non dipenda dalla mera trasposizione di un istituto da una realtà processuale all’altra, bensì dalla attività e dal lavoro interpretativo dei giudici. Una conseguenza che spinge ancora oggi ad affermare la importanza propria sia della giurisdizione amministrativa sia di una più attente riforma della organizzazione di quella tributaria.

La tutela processuale del cittadino-contribuente nel rispetto dei principi costituzionali e dell’Unione europea.

giacomo gargano
2019-01-01

Abstract

È noto come la giustizia civile sia considerata il modello processuale che meglio rappresenti la parità delle parti e consenta in concreto una tutela piena ed effettiva, nel rispetto dei principi costituzionali ed europei. Le ulteriori esperienze processuali che conosce il nostro Ordinamento giuridico, quali il processo amministrativo e quello tributario, nella loro evoluzione hanno gradualmente mutato in positivo il livello di tutele offerto alle parti, conseguenza naturale del mutato rapporto tra potere e cittadino/contribuente. Si tratta, invero, di un percorso ancora “incompleto” che, tuttavia, si può affermare abbia oggi raggiunto un adeguato livello di tutele. Le ragioni della “incompletezza” si ritiene che, però, non vadano solo ricercate guardano alla sussistenza o meno di idonei strumenti processuali. A titolo meramente esemplificativo, infatti, il processo amministrativo oggi è incentrato sul principio di atipicità delle azioni che garantirebbe ampie e statisfattive armi difensive. Il percorso, piuttosto, deve essere ancora adeguatamente rivisto alla luce della attività di interpretazione della giurisprudenza che deve sapientemente bilanciare i diversi interessi “in gioco” garantendo in concreto la “parità delle armi”. Il processo civile, in tale ambito evolutivo, sembra rappresentare il modello da raggiungere e, spesso, si cerca di verificare la pienezza e la effettività delle tutele nei sistemi processuali amministrativi e tributari proprio in termini di “civilizzazione”. Eppure, come detto, questo approccio deve essere coniugato con una più approfondita disamina degli istituti ed in sintonia con la storia che ha caratterizzato l’evoluzione sia del sistema amministrativo sia di quello tributario. Si intende restringere con questo contributo il campo di analisi ad alcuni istituti “tipicamente civili” introdotti negli ambienti processuali del diritto amministrativo e tributario, per cogliere se anche gli effetti in favore delle parti producano i medesimi benefici in termini di tutele. Da una analisi, concreta, di alcuni istituti processuali sarà, infatti, possibile determinare quanto la c.d. civilizzazione spesso non dipenda dalla mera trasposizione di un istituto da una realtà processuale all’altra, bensì dalla attività e dal lavoro interpretativo dei giudici. Una conseguenza che spinge ancora oggi ad affermare la importanza propria sia della giurisdizione amministrativa sia di una più attente riforma della organizzazione di quella tributaria.
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