L’imperante, e globale, diffusione delle economie digitali pone gli ordinamenti tributari europei ed internazionali innanzi all’obbligo di ricalibrare i propri regimi fiscali sulla base di nuovi criteri di riconduzione a tassazione, parametri che tengano conto della natura “aterritoriale” e “volatile” delle digital economy. Muovendo da questo presupposto, il presente articolo si propone di ripercorrere, con approccio critico, le proposte maggiormente significative, tra quelle fino ad oggi avanzate, in materia di tassazione delle economie digitali, richiamando non soltanto le iniziative legislative maturate all’interno dei confini dell’Unione Europea (in tal senso si farà specifico riferimento alle misure unilaterali proposte, ed adottate, da alcuni degli Stati Membri dell’Unione, tra cui anche l’Italia), ma anche quelle risultanti dai lavori svolti in seno all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE o OECD). In un secondo momento, passando attraverso i tratti salienti del progetto BEPS e richiamando le recenti Direttive ATAD quali “strumenti” più, o meno, efficaci di contrasto sia alle pratiche di erosione della base imponibile, sia alla dislocazione dei profitti in paesi a fiscalità agevolata (o nulla), sia, ancora, e più in generale, alle condotte tributarie abusive, ci si interrogherà in merito gli effetti, da ritenersi tutti negativi, derivanti dall’assenza di un unico, e condiviso, orientamento, sia questo europeo o extracomunitario, in relazione alla materia che ci occupa. In un quadro così delineato, è emersa la non procrastinabile necessità acché si operi un deciso, serio e definitivo riavvicinamento delle legislazioni fiscali unionali, prima ancora che internazionali, oltrepassando i limiti regolamentari che, talvolta, è lo stesso ordinamento europeo a porsi erroneamente.

Tassazione dell’economia digitale tra lo stallo della comunità internazionale e la necessità di un’armonizzazione fiscale europea.

Andrea Purpura
2019-01-01

Abstract

L’imperante, e globale, diffusione delle economie digitali pone gli ordinamenti tributari europei ed internazionali innanzi all’obbligo di ricalibrare i propri regimi fiscali sulla base di nuovi criteri di riconduzione a tassazione, parametri che tengano conto della natura “aterritoriale” e “volatile” delle digital economy. Muovendo da questo presupposto, il presente articolo si propone di ripercorrere, con approccio critico, le proposte maggiormente significative, tra quelle fino ad oggi avanzate, in materia di tassazione delle economie digitali, richiamando non soltanto le iniziative legislative maturate all’interno dei confini dell’Unione Europea (in tal senso si farà specifico riferimento alle misure unilaterali proposte, ed adottate, da alcuni degli Stati Membri dell’Unione, tra cui anche l’Italia), ma anche quelle risultanti dai lavori svolti in seno all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE o OECD). In un secondo momento, passando attraverso i tratti salienti del progetto BEPS e richiamando le recenti Direttive ATAD quali “strumenti” più, o meno, efficaci di contrasto sia alle pratiche di erosione della base imponibile, sia alla dislocazione dei profitti in paesi a fiscalità agevolata (o nulla), sia, ancora, e più in generale, alle condotte tributarie abusive, ci si interrogherà in merito gli effetti, da ritenersi tutti negativi, derivanti dall’assenza di un unico, e condiviso, orientamento, sia questo europeo o extracomunitario, in relazione alla materia che ci occupa. In un quadro così delineato, è emersa la non procrastinabile necessità acché si operi un deciso, serio e definitivo riavvicinamento delle legislazioni fiscali unionali, prima ancora che internazionali, oltrepassando i limiti regolamentari che, talvolta, è lo stesso ordinamento europeo a porsi erroneamente.
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