La teoria dell’attaccamento offre una cornice concettuale ampia che permette di comprendere le distorsioni relazionali che possono verificarsi quando l’ambiente di accudimento del bambino si organizza secondo modalità violente e incoerenti che minacciano la possibilità, per il bambino, di sperimentare un senso di sicurezza personale. L’attenzione rivolta alle rappresentazioni dei pattern relazionali precoci consente di cogliere il funzionamento intrapsichico e interpersonale del genitore coinvolto in comportamenti abusanti verso il figlio (Speranza, Nicolais, Ammaniti, 2002). Le ricerche sull’attaccamento (Lyons-Ruth, Block, 1996; Stalker, Davies, 1998; Liotti, 1999) hanno suggerito che il comportamento maltrattante possa essere l’espressione di uno stato mentale caratterizzato da processi dissociativi di esperienze traumatiche, espressi nella mancata elaborazione di lutti o traumi infantili (categoria “U”) o nella simultanea presenza di modelli mentali contraddittori e, pertanto, incompatibili tra di loro (categoria “CC”). La natura estremamente frammentata di questi stati mentali si associa a rappresentazioni multiple di sé e dell’altro e ad una profonda difficoltà ad accedere ad una modalità di pensiero mentalizzante (Fonagy, 1998). La qualità delle funzioni genitoriali appare intimamente connessa allo stato mentale dell’individuo relativamente alla sue prime relazioni con figure emotivamente significative. Secondo Fonagy, questo processo è sostenuto dalla funzione riflessiva, capacità psicologica che consente all’individuo di comprendere che il proprio e l’altrui comportamento sono orientati da pattern mentali sottostanti, ovvero desideri, emozioni, pensieri, intenzioni, aspettative. Nelle situazioni di genitorialità a rischio, una ridotta capacità riflessiva materna, associata a modelli di attaccamento disorganizzati e incoerenti, può contribuire alla strutturazione di precoci disfunzioni relazionali (Fonagy, Steele, Steele, Higgitt, Target, 1994), che espongono il bambino al rischio di maltrattamento, minando la sua possibilità di resilienza ad eventuali successive condizioni avverse. La ricerca ha coinvolto 37 diadi a rischio di maltrattamento e 37 diadi non-referred. Alle madri è stata somministrata l’AAI e successivamente è stata applicata la Scala della Funzione Riflessiva; inoltre, è stata effettuata un’osservazione videoregistrata degli scambi diadici tra genitore e bambino. I risultati hanno evidenziato una differente distribuzione dei modelli operativi interni dell’attaccamento nei due gruppi di donne, con variazioni significative nella funzione riflessiva che sembrerebbero compromettere il processo di regolazione affettiva diadica.

Modelli di attaccamento materni, funzione riflessiva e qualità dell’interazione in un campione di bambini a rischio di maltrattamento.

GUARINO, SIMONA
2011-01-01

Abstract

La teoria dell’attaccamento offre una cornice concettuale ampia che permette di comprendere le distorsioni relazionali che possono verificarsi quando l’ambiente di accudimento del bambino si organizza secondo modalità violente e incoerenti che minacciano la possibilità, per il bambino, di sperimentare un senso di sicurezza personale. L’attenzione rivolta alle rappresentazioni dei pattern relazionali precoci consente di cogliere il funzionamento intrapsichico e interpersonale del genitore coinvolto in comportamenti abusanti verso il figlio (Speranza, Nicolais, Ammaniti, 2002). Le ricerche sull’attaccamento (Lyons-Ruth, Block, 1996; Stalker, Davies, 1998; Liotti, 1999) hanno suggerito che il comportamento maltrattante possa essere l’espressione di uno stato mentale caratterizzato da processi dissociativi di esperienze traumatiche, espressi nella mancata elaborazione di lutti o traumi infantili (categoria “U”) o nella simultanea presenza di modelli mentali contraddittori e, pertanto, incompatibili tra di loro (categoria “CC”). La natura estremamente frammentata di questi stati mentali si associa a rappresentazioni multiple di sé e dell’altro e ad una profonda difficoltà ad accedere ad una modalità di pensiero mentalizzante (Fonagy, 1998). La qualità delle funzioni genitoriali appare intimamente connessa allo stato mentale dell’individuo relativamente alla sue prime relazioni con figure emotivamente significative. Secondo Fonagy, questo processo è sostenuto dalla funzione riflessiva, capacità psicologica che consente all’individuo di comprendere che il proprio e l’altrui comportamento sono orientati da pattern mentali sottostanti, ovvero desideri, emozioni, pensieri, intenzioni, aspettative. Nelle situazioni di genitorialità a rischio, una ridotta capacità riflessiva materna, associata a modelli di attaccamento disorganizzati e incoerenti, può contribuire alla strutturazione di precoci disfunzioni relazionali (Fonagy, Steele, Steele, Higgitt, Target, 1994), che espongono il bambino al rischio di maltrattamento, minando la sua possibilità di resilienza ad eventuali successive condizioni avverse. La ricerca ha coinvolto 37 diadi a rischio di maltrattamento e 37 diadi non-referred. Alle madri è stata somministrata l’AAI e successivamente è stata applicata la Scala della Funzione Riflessiva; inoltre, è stata effettuata un’osservazione videoregistrata degli scambi diadici tra genitore e bambino. I risultati hanno evidenziato una differente distribuzione dei modelli operativi interni dell’attaccamento nei due gruppi di donne, con variazioni significative nella funzione riflessiva che sembrerebbero compromettere il processo di regolazione affettiva diadica.
2011
9788897412229
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