Il saggio si inserisce in uno studio più ampio sui luoghi dell’incontro nel disegno della Catania ricostruita dopo il terremoto del 1693 e riguarda una tra gli ambiti più significativi, per connotazioni scenografiche e per ruolo funzionale, il piano S. Filippo. Il suo impianto quadrato ad angoli chiusi, interamente porticato, è un esempio unico nel disegno urbano della Catania settecentesca - dove i portici non vengono mai proposti dagli architetti che operano nella ricostruzione della città - mentre appare evidente il richiamo esplicito a modelli di riferimento da trovare nelle piazze rinascimentali e negli esempi riportati dai trattatisti. La diversità formale della piazza rispetto al contesto urbano circostante è interpretata come simbolo di un nuova forza sociale in ascesa, che contrappone al “potere statico” e consolidato della chiesa o della antica nobiltà, una nuova “dinamica potenzialità” economica. La piazza, nata, infatti, con la specifica destinazione funzionale di ospitare botteghe artigiane e commerciali, è diventata nel tempo un vero e proprio “luogo” del mercato e centro di affari dei catanesi, oggi, purtroppo, abbandonato.
La 'teatralità urbana': lo spazio porticato del "piano" S. Filippo
LIUZZO, MARIANGELA
2001-01-01
Abstract
Il saggio si inserisce in uno studio più ampio sui luoghi dell’incontro nel disegno della Catania ricostruita dopo il terremoto del 1693 e riguarda una tra gli ambiti più significativi, per connotazioni scenografiche e per ruolo funzionale, il piano S. Filippo. Il suo impianto quadrato ad angoli chiusi, interamente porticato, è un esempio unico nel disegno urbano della Catania settecentesca - dove i portici non vengono mai proposti dagli architetti che operano nella ricostruzione della città - mentre appare evidente il richiamo esplicito a modelli di riferimento da trovare nelle piazze rinascimentali e negli esempi riportati dai trattatisti. La diversità formale della piazza rispetto al contesto urbano circostante è interpretata come simbolo di un nuova forza sociale in ascesa, che contrappone al “potere statico” e consolidato della chiesa o della antica nobiltà, una nuova “dinamica potenzialità” economica. La piazza, nata, infatti, con la specifica destinazione funzionale di ospitare botteghe artigiane e commerciali, è diventata nel tempo un vero e proprio “luogo” del mercato e centro di affari dei catanesi, oggi, purtroppo, abbandonato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.