Analizzare e confrontare le pratiche dell’Assistenza Domiciliare Integrata e Disaggregata, applicate in un comune dell’entroterra siciliano (Severino, Ficarra, 2013): • caratteristiche dell’offerta in relazione a ciascuna pratica di assistenza domiciliare (A.D.I. e A.D.D.); • risposte dei pazienti alle pratiche (A.D.I. e A.D.D.); • definire strumenti di indagine sulla risposta e sugli atteggiamenti degli utenti ai diversi trattamenti • strutturare ipotesi di ricerca future nel settore, soprattutto nell’ambito della componente placebo (e nocebo) nella terapia, in quanto basato sulla iatroplacebogenesi e su aspetti psicosomatici del paziente. L’intervista semi-strutturata, costruita prendendo spunto dall’analisi relazionale proposta da Donati (2006), ha permesso di indirizzare le interviste secondo gli obiettivi dello studio e, al contempo, ha lasciato un margine di libertà di espressione all’intervistato. Data la tipologia di utenza sulla quale è stata realizzata l’indagine è stato esplorato innanzitutto l’atteggiamento che i soggetti mostrano verso l’utilizzo del mezzo informatico: il rapporto che questa tipologia di utenti stabilisce con i mezzi tecnologici è discontinuo e complesso. Secondo Riva (2004), infatti, ogni medium produce delle resistenze che hanno come conseguenza uno squilibrio, altrimenti definito digital divide. Anche se è più opportuno parlare in questi casi di grey digital divide, concetto riconducibile sia alla tecnofobia (tipicamente diffusa fino agli anni ‘80), sia alla computer anxiety (Millward 2003). Emerge un quadro eterogeneo: è stato possibile, infatti, individuare soggetti che, pur usufruendo del servizio, non lo considerano risolutivo e altri che, invece, lo considerano un contributo importate per l’assistenza, anche se migliorabile. Appare, dunque, evidente che gli utenti assumono posizioni differenti e con valutazioni diverse in merito alla qualità del servizio assistenziale. Gli anziani di oggi non sono più quelli di ieri e non saranno quelli di domani: essi mantengono opinioni negative riguardo l’efficacia e il controllo degli artefatti (Czaja, Lee, 2001); tuttavia, a seguito di esperienza con l’utilizzo di tecnologie, migliorano il loro atteggiamento e mostrano apertura nei confronti delle nuove I.C.T.s (Rogers, 1996).

La domiciliarità disaggregata: evidenze di una ricercapilota sulla domotica per la salute.

SEVERINO, Sergio
2014-01-01

Abstract

Analizzare e confrontare le pratiche dell’Assistenza Domiciliare Integrata e Disaggregata, applicate in un comune dell’entroterra siciliano (Severino, Ficarra, 2013): • caratteristiche dell’offerta in relazione a ciascuna pratica di assistenza domiciliare (A.D.I. e A.D.D.); • risposte dei pazienti alle pratiche (A.D.I. e A.D.D.); • definire strumenti di indagine sulla risposta e sugli atteggiamenti degli utenti ai diversi trattamenti • strutturare ipotesi di ricerca future nel settore, soprattutto nell’ambito della componente placebo (e nocebo) nella terapia, in quanto basato sulla iatroplacebogenesi e su aspetti psicosomatici del paziente. L’intervista semi-strutturata, costruita prendendo spunto dall’analisi relazionale proposta da Donati (2006), ha permesso di indirizzare le interviste secondo gli obiettivi dello studio e, al contempo, ha lasciato un margine di libertà di espressione all’intervistato. Data la tipologia di utenza sulla quale è stata realizzata l’indagine è stato esplorato innanzitutto l’atteggiamento che i soggetti mostrano verso l’utilizzo del mezzo informatico: il rapporto che questa tipologia di utenti stabilisce con i mezzi tecnologici è discontinuo e complesso. Secondo Riva (2004), infatti, ogni medium produce delle resistenze che hanno come conseguenza uno squilibrio, altrimenti definito digital divide. Anche se è più opportuno parlare in questi casi di grey digital divide, concetto riconducibile sia alla tecnofobia (tipicamente diffusa fino agli anni ‘80), sia alla computer anxiety (Millward 2003). Emerge un quadro eterogeneo: è stato possibile, infatti, individuare soggetti che, pur usufruendo del servizio, non lo considerano risolutivo e altri che, invece, lo considerano un contributo importate per l’assistenza, anche se migliorabile. Appare, dunque, evidente che gli utenti assumono posizioni differenti e con valutazioni diverse in merito alla qualità del servizio assistenziale. Gli anziani di oggi non sono più quelli di ieri e non saranno quelli di domani: essi mantengono opinioni negative riguardo l’efficacia e il controllo degli artefatti (Czaja, Lee, 2001); tuttavia, a seguito di esperienza con l’utilizzo di tecnologie, migliorano il loro atteggiamento e mostrano apertura nei confronti delle nuove I.C.T.s (Rogers, 1996).
2014
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