Il contributo analizza il progetto dello spazio pubblico, con particolare riferimento alla questione dell'identità dei luoghi. La "piazza", spazio pubblico per antonomasia della città storica, si identifica nella città contemporanea in nuovi paradigmi sociali e spaziali. Sono nuovi luoghi e spazi dello stare, che sfuggono a definizioni precise, luoghi ibridi, a cavallo tra piazza o parco, strada o percorso lineare, infrastruttura o giardino. Sono quei luoghi dove persone diverse e con diverse identità interagiscono, si relazionano, o dove semplicemente la gente si muove, spazi di attraversamento. Every Architect has the Utopian Gene, ha scritto di recente Rem Koolhaas. E l'utopia, da sempre, ha diretto la nascita di una nuova città o l'atto rifondativo: da Cnosso a Roma, da Pienza a Grammichele, alla Città Nuova di Antonio Sant'Elia, a Vema; città pensate e progettate da architetti. La nuova centralità pensata per Palermo non fa eccezione. Il suo racconto inizia, come ogni rappresentazione utopistica, quando la matita diventa mezzo privilegiato per esprimere le idee, assegnando alla Sicilia, alla sua capitale in particolare, il ruolo di ombelico ideale al centro del Bacino del Mediterraneo. La città stratificata, quindi, come campo privilegiato di sperimentazione in grado di rispondere a una reale urgenza; l'ambiente ideale dove collocare il progetto di architettura.

La piazza come giardino di pietra. Proiezione dell'Eden nel tessuto della città

ODDO, MAURIZIO
2016-01-01

Abstract

Il contributo analizza il progetto dello spazio pubblico, con particolare riferimento alla questione dell'identità dei luoghi. La "piazza", spazio pubblico per antonomasia della città storica, si identifica nella città contemporanea in nuovi paradigmi sociali e spaziali. Sono nuovi luoghi e spazi dello stare, che sfuggono a definizioni precise, luoghi ibridi, a cavallo tra piazza o parco, strada o percorso lineare, infrastruttura o giardino. Sono quei luoghi dove persone diverse e con diverse identità interagiscono, si relazionano, o dove semplicemente la gente si muove, spazi di attraversamento. Every Architect has the Utopian Gene, ha scritto di recente Rem Koolhaas. E l'utopia, da sempre, ha diretto la nascita di una nuova città o l'atto rifondativo: da Cnosso a Roma, da Pienza a Grammichele, alla Città Nuova di Antonio Sant'Elia, a Vema; città pensate e progettate da architetti. La nuova centralità pensata per Palermo non fa eccezione. Il suo racconto inizia, come ogni rappresentazione utopistica, quando la matita diventa mezzo privilegiato per esprimere le idee, assegnando alla Sicilia, alla sua capitale in particolare, il ruolo di ombelico ideale al centro del Bacino del Mediterraneo. La città stratificata, quindi, come campo privilegiato di sperimentazione in grado di rispondere a una reale urgenza; l'ambiente ideale dove collocare il progetto di architettura.
2016
978-88-917-4285-8
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