Perché il nazionalismo sembra ancora, forse più che in passato, diffuso in un mondo globalizzato? Come funziona l'identità “nazionale” in un contesto di migrazioni transnazionali? Possiamo ancora chiamare “migrazioni” i fenomeni diasporici che stanno trasformando le nostre società? Come possiamo discutere di intercultura in presenza del terrorismo internazionale? Il volume si occupa di tali questioni non in maniera generalista ma concentrandosi su un ambito specifico: i Tamil dello Sri Lanka, le pratiche (politiche, economiche, culturali) transnazionali che agiscono (terrorismo compreso) e le forme plurali di oppressione che soffrono (in Sri Lanka come nelle comunità diasporiche in Occidente). Le trasformazioni dei movimenti migratori ci costringono infatti a rivedere il vecchio modello teorico basato sulla coppia emigrazione-immigrazione: i migranti transnazionali infatti oggi agiscono, prendono decisioni, sentono appartenenze e sviluppano identità dentro i network che li collegano a due o più società contemporaneamente. Esiste cioè ormai un legame tra 'noi' occidentali e, per il tramite della diaspora tamil, lo Sri Lanka. La presenza di comunità tamil nelle nostre città tende cioè a trasformare queste ultime e noi che le abitiamo. Ma se lo Sri Lanka si insedia nelle nostre strade, con le sue attività commerciali, con i suoi templi e le sue processioni, con le sue associazioni, avviene anche il contrario. Esistono infatti, accanto a quelle economiche, delle rimesse sociali che i tamil in Europa inviano ai connazionali nello Sri Lanka: idee, pratiche sociali, riferimenti identitari che fluiscono da e verso i luoghi di provenienza dei migranti. L'intercultura di conseguenza non è più una relazione a due poli, ma deve diventare – anch'essa – a tre poli, costituiti dal Paese d'origine, dal Paese di destinazione, dalle comunità diasporiche (le quali tendono a distinguersi tanto dalla madrepatria quanto dalle nostre società multiculturali). L'intercultura deve cioè essere capace di leggere i fili che connettono il locale al globale, che legano la partecipazione degli indù alla processione di S. Rosalia a Palermo – ad esempio – al conflitto nazionalistico in Sri Lanka. Il volume collettaneo, nato dalla collaborazione interdisciplinare tra studiosi italiani e tamil, analizza le complesse relazioni tra identità nazionale e nazionalismo (anche quello detto “a lunga distanza”), tra soggettività diasporica e dialogo interculturale, in un contesto planetario ormai compiutamente postcoloniale, multiculturale e meticcio ma anche attraversato dalla violenza. La violenza politica connessa al nazionalismo ha raggiunto nel caso dei tamil proporzioni enormi, configurandosi come un genocidio. Ha dimensioni tali da interpellare le nostre istituzioni democratiche, le nostre politiche migratorie e anche l'intercultura. C'è infatti un filo sottile che lega i campi dove il governo dello Sri Lanka tiene oggi rinchiusi i tamil e i CIE dove teniamo fino a 18 mesi i migranti tamil irregolari prima di espellerli. I vari contributi – mentre analizzano in profondità il case study rappresentato dai Tamil – si concentrano in generale sul complesso rapporto tra termini che sembrano antitetici (identità, nazionalismo, differenze, intercultura) rendendo il volume uno strumento utile a quanti vogliano approfondire il tema del contatto tra le differenze etnico-culturali.
Oltre la nazione. Conflitti postcoloniali e pratiche interculturali. Il caso della diaspora tamil
BURGIO, GIUSEPPE
2014-01-01
Abstract
Perché il nazionalismo sembra ancora, forse più che in passato, diffuso in un mondo globalizzato? Come funziona l'identità “nazionale” in un contesto di migrazioni transnazionali? Possiamo ancora chiamare “migrazioni” i fenomeni diasporici che stanno trasformando le nostre società? Come possiamo discutere di intercultura in presenza del terrorismo internazionale? Il volume si occupa di tali questioni non in maniera generalista ma concentrandosi su un ambito specifico: i Tamil dello Sri Lanka, le pratiche (politiche, economiche, culturali) transnazionali che agiscono (terrorismo compreso) e le forme plurali di oppressione che soffrono (in Sri Lanka come nelle comunità diasporiche in Occidente). Le trasformazioni dei movimenti migratori ci costringono infatti a rivedere il vecchio modello teorico basato sulla coppia emigrazione-immigrazione: i migranti transnazionali infatti oggi agiscono, prendono decisioni, sentono appartenenze e sviluppano identità dentro i network che li collegano a due o più società contemporaneamente. Esiste cioè ormai un legame tra 'noi' occidentali e, per il tramite della diaspora tamil, lo Sri Lanka. La presenza di comunità tamil nelle nostre città tende cioè a trasformare queste ultime e noi che le abitiamo. Ma se lo Sri Lanka si insedia nelle nostre strade, con le sue attività commerciali, con i suoi templi e le sue processioni, con le sue associazioni, avviene anche il contrario. Esistono infatti, accanto a quelle economiche, delle rimesse sociali che i tamil in Europa inviano ai connazionali nello Sri Lanka: idee, pratiche sociali, riferimenti identitari che fluiscono da e verso i luoghi di provenienza dei migranti. L'intercultura di conseguenza non è più una relazione a due poli, ma deve diventare – anch'essa – a tre poli, costituiti dal Paese d'origine, dal Paese di destinazione, dalle comunità diasporiche (le quali tendono a distinguersi tanto dalla madrepatria quanto dalle nostre società multiculturali). L'intercultura deve cioè essere capace di leggere i fili che connettono il locale al globale, che legano la partecipazione degli indù alla processione di S. Rosalia a Palermo – ad esempio – al conflitto nazionalistico in Sri Lanka. Il volume collettaneo, nato dalla collaborazione interdisciplinare tra studiosi italiani e tamil, analizza le complesse relazioni tra identità nazionale e nazionalismo (anche quello detto “a lunga distanza”), tra soggettività diasporica e dialogo interculturale, in un contesto planetario ormai compiutamente postcoloniale, multiculturale e meticcio ma anche attraversato dalla violenza. La violenza politica connessa al nazionalismo ha raggiunto nel caso dei tamil proporzioni enormi, configurandosi come un genocidio. Ha dimensioni tali da interpellare le nostre istituzioni democratiche, le nostre politiche migratorie e anche l'intercultura. C'è infatti un filo sottile che lega i campi dove il governo dello Sri Lanka tiene oggi rinchiusi i tamil e i CIE dove teniamo fino a 18 mesi i migranti tamil irregolari prima di espellerli. I vari contributi – mentre analizzano in profondità il case study rappresentato dai Tamil – si concentrano in generale sul complesso rapporto tra termini che sembrano antitetici (identità, nazionalismo, differenze, intercultura) rendendo il volume uno strumento utile a quanti vogliano approfondire il tema del contatto tra le differenze etnico-culturali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.