L’identità meridionale potrebbe far riferimento, esclusivamente e nel momento in cui fosse possibile parlare di essa, ai tratti tipici di una popolazione appartenente a un determinato contesto geo-politico e in ragione delle sue mutevoli e contingenti complessità socio-sistemiche; ma, purtroppo, codesto concetto viene utilizzato come perenne stereotipo di una specificità deteriore del meridionale e precipuamente collegata alla cosiddetta “questione meridionale”. Di “questione meridionale” si cominciò a parlare in coincidenza dell’Unificazione dell’Italia, rispetto alla possibile comparazione di una situazione di sottosviluppo già esistente nella macro-regione, che con la riunificazione sabauda mostrò un evidente e profondo squilibrio, tale da dividere in due la neonata Nazione: un modello di sviluppo tendenzialmente capitalistico presente al Nord e completamente assente al Sud. Il ventunesimo secolo sarà caratterizzato dalla riscossa del Sud d’Italia e del Mezzogiorno in genere, offerta dall’insieme delle posizioni (come la presente) che afferiscono alla dimensione culturale, ma anche economica, di stampo pragmatico o euristico, piuttosto che di superamento stesso delle prassi autoreferenziali ed etero-differenziali di affermazione di una condizione, tra l’altro, non più sostenibile e dimostrabile. Emergono delle nuove condizioni “ di meridione” e “dei meridionali”, più attenta alle potenzialità e distratta sulle peculiarità deteriori di un’area geografica che ripudia e si discosta dalle ipotesi di politiche economiche ‘speciali’ e per nulla strutturali (eufemismo di assistenziali) tipiche per le aree con “obiettivo 1”. La tesi dell’arretratezza del Meridione dal punto di vista socio-politico ed economico è sostenuta da numerosi studi e ricerche, in conformità a diversi approcci e filoni di studio e sulla cui attendibilità esistono altrettanti contributi scientifici, che in maniera piuttosto chiara ho già dichiarato non voler analizzare, né dal punto di vista storico, né tanto più da quello socio-antropologico, tenuto conto che il fenomeno è “esistito”, ma soprattutto in forza del vigore che gli veniva fornito da analisi profetiche auto-avverantesi, da distorsioni e cancellazioni, nonché stereotipizzazioni derivanti da fenomeni deliranti legati alle pseudo origini celtiche. Presterò, pertanto, attenzione all’aspetto mitologico del fenomeno denominato “questione Meridionale” e non già alla confutazione del fatto; il quale, privato dell’astrazione derivante dall’ipostatizzazione, avrebbe già potuto esaurire le proprie forze vitali, in dipendenza del superamento delle sue cause originarie. L’atto e l’effetto dell’ipostatizzare, cioè dell’astrarre dalla realtà fenomenica concetti, rendendoli di per sé sussistenti, in altri termini, consente attualmente la riflessione sull’arretratezza del Sud. “Ma si può ancora parlare d’identità meridionale?

Ipostatizzazione dell'identità meridionale

SEVERINO, Sergio
2016-01-01

Abstract

L’identità meridionale potrebbe far riferimento, esclusivamente e nel momento in cui fosse possibile parlare di essa, ai tratti tipici di una popolazione appartenente a un determinato contesto geo-politico e in ragione delle sue mutevoli e contingenti complessità socio-sistemiche; ma, purtroppo, codesto concetto viene utilizzato come perenne stereotipo di una specificità deteriore del meridionale e precipuamente collegata alla cosiddetta “questione meridionale”. Di “questione meridionale” si cominciò a parlare in coincidenza dell’Unificazione dell’Italia, rispetto alla possibile comparazione di una situazione di sottosviluppo già esistente nella macro-regione, che con la riunificazione sabauda mostrò un evidente e profondo squilibrio, tale da dividere in due la neonata Nazione: un modello di sviluppo tendenzialmente capitalistico presente al Nord e completamente assente al Sud. Il ventunesimo secolo sarà caratterizzato dalla riscossa del Sud d’Italia e del Mezzogiorno in genere, offerta dall’insieme delle posizioni (come la presente) che afferiscono alla dimensione culturale, ma anche economica, di stampo pragmatico o euristico, piuttosto che di superamento stesso delle prassi autoreferenziali ed etero-differenziali di affermazione di una condizione, tra l’altro, non più sostenibile e dimostrabile. Emergono delle nuove condizioni “ di meridione” e “dei meridionali”, più attenta alle potenzialità e distratta sulle peculiarità deteriori di un’area geografica che ripudia e si discosta dalle ipotesi di politiche economiche ‘speciali’ e per nulla strutturali (eufemismo di assistenziali) tipiche per le aree con “obiettivo 1”. La tesi dell’arretratezza del Meridione dal punto di vista socio-politico ed economico è sostenuta da numerosi studi e ricerche, in conformità a diversi approcci e filoni di studio e sulla cui attendibilità esistono altrettanti contributi scientifici, che in maniera piuttosto chiara ho già dichiarato non voler analizzare, né dal punto di vista storico, né tanto più da quello socio-antropologico, tenuto conto che il fenomeno è “esistito”, ma soprattutto in forza del vigore che gli veniva fornito da analisi profetiche auto-avverantesi, da distorsioni e cancellazioni, nonché stereotipizzazioni derivanti da fenomeni deliranti legati alle pseudo origini celtiche. Presterò, pertanto, attenzione all’aspetto mitologico del fenomeno denominato “questione Meridionale” e non già alla confutazione del fatto; il quale, privato dell’astrazione derivante dall’ipostatizzazione, avrebbe già potuto esaurire le proprie forze vitali, in dipendenza del superamento delle sue cause originarie. L’atto e l’effetto dell’ipostatizzare, cioè dell’astrarre dalla realtà fenomenica concetti, rendendoli di per sé sussistenti, in altri termini, consente attualmente la riflessione sull’arretratezza del Sud. “Ma si può ancora parlare d’identità meridionale?
2016
979-12-200-1192-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/119732
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