In questo capitolo si è cercato di disegnare il quadro di quello che può essere definito ormai un approccio globale e integrato di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne che, se- condo quanto sostenuto dal Consiglio d’Europa, necessita di essere inglobato nelle strategie nazionali con il fine ultimo di contribuire al processo di cambiamento politico e culturale orientato all’abolizione delle asimmetrie e delle gerarchie di genere, sia della violenza che della discriminazione nei confronti delle donne. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla “prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica” (Convenzione di Istanbul) dispone la creazione di programmi operativi, con l’obiettivo primario di incoraggiare la riflessione e l’auto-responsabilizzazione degli autori di violenza rispetto alle azioni compiute, aiutandoli a rielaborare le loro credenze e i comportamenti verso le donne, sulla base di attività e di metodologie largamente utilizzate; ciò potrà avvenire impiegando soggetti formati ed esperti, che oltre ad avere competenze in ambito socio-psicologico sul tema soprattutto della violenza domestica, siano capaci di interagire con la eterogeneita degli uomini che frequentano i programmi e di cooperare con i servizi specializzati di supporto alle donne vittime di violenza, le Forze dell’Ordine, la Magistratura, i Tribunali, e così via. Sono a tutti note le difficoltà connesse al trattamento intra-murario degli autori di violenza ( in tutte le forme) contro le donne, ed in particolare dei sex-offenders, anche se impellente risulta la necessità, anche nel rispetto delle previsioni Costituzionali, di tentare interventi di rieducazione e socializzazione per mantenere e tutelare l’ordine ed il controllo sociale.
Violenza di genere: dalle forme di devianza al trattamento Penitenziario volto alla rieducazione e risocializzazione.
Malizia, Nicola
2020-01-01
Abstract
In questo capitolo si è cercato di disegnare il quadro di quello che può essere definito ormai un approccio globale e integrato di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne che, se- condo quanto sostenuto dal Consiglio d’Europa, necessita di essere inglobato nelle strategie nazionali con il fine ultimo di contribuire al processo di cambiamento politico e culturale orientato all’abolizione delle asimmetrie e delle gerarchie di genere, sia della violenza che della discriminazione nei confronti delle donne. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla “prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica” (Convenzione di Istanbul) dispone la creazione di programmi operativi, con l’obiettivo primario di incoraggiare la riflessione e l’auto-responsabilizzazione degli autori di violenza rispetto alle azioni compiute, aiutandoli a rielaborare le loro credenze e i comportamenti verso le donne, sulla base di attività e di metodologie largamente utilizzate; ciò potrà avvenire impiegando soggetti formati ed esperti, che oltre ad avere competenze in ambito socio-psicologico sul tema soprattutto della violenza domestica, siano capaci di interagire con la eterogeneita degli uomini che frequentano i programmi e di cooperare con i servizi specializzati di supporto alle donne vittime di violenza, le Forze dell’Ordine, la Magistratura, i Tribunali, e così via. Sono a tutti note le difficoltà connesse al trattamento intra-murario degli autori di violenza ( in tutte le forme) contro le donne, ed in particolare dei sex-offenders, anche se impellente risulta la necessità, anche nel rispetto delle previsioni Costituzionali, di tentare interventi di rieducazione e socializzazione per mantenere e tutelare l’ordine ed il controllo sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.