Il lavoro si sofferma sul possibile impiego dei sistemi di Artificial Intelligence (AI) ai fini della decisione delle controversie o comunque della valutazione predittiva dell'esito delle stesse. Muovendo dall’esame delle possibili concrete applicazioni degli algoritmi predittivi in ambito giudiziario italiano ed europeo, il lavoro si propone di delineare il futuro scenario derivante dal ricorso alla cyber justice. Potrà il giudice discostarsi dalla decisione "suggerita" dall'algoritmo? E quali possono essere le conseguenze di una decisione difforme da quella elaborata dall'algoritmo? Ed ancora, se tutti i giudici utilizzano gli stessi algoritmi, come giustificare l’esistenza di più gradi di giudizio? Come, cioè, riconoscere ancora spazio all’errore del giudice se la decisione non è più del giudice ma è dell'algoritmo? La velocità della giustizia sarà generatrice, oltre che di quantità, anche di qualità? Il saggio prende quindi in esame i possibili rischi connessi all'utilizzo di una cyber justice ed alla standardizzazione delle decisioni valutando il conseguente, inevitabile, declino (o la morte?) dell'interpretazione creativa, contributo fino ad oggi inestimabile alla creazione di diritti prima della reale contezza da parte del legislatore. Con chi, poi, dovranno confrontarsi gli studiosi del diritto? Come può esservi un confronto ed un dialogo con un algoritmo? O forse il momento del confronto e del dialogo finirà per essere anticipato al momento della creazione dell'algoritmo? In quest’ultimo caso, quale spazio rimane per l’interpretazione evolutiva? Ed ancora, il ragionamento giuridico può essere ridotto ad un’equazione o il modello matematico può o deve risultare meramente integrativo dell’attività ermeneutica del giurista? L’autore si interroga infine sui contorni della figura del giurista (e soprattutto del giudice) “robot”, minacciosamente sempre più vicino, e sui rapporti tra ermeneutica, algoritmo predittivo e cyber justice.

Algoritmo predittivo e cyber justice: l'ermeneutica nell'era della robotica

sciarrino vera
2021-01-01

Abstract

Il lavoro si sofferma sul possibile impiego dei sistemi di Artificial Intelligence (AI) ai fini della decisione delle controversie o comunque della valutazione predittiva dell'esito delle stesse. Muovendo dall’esame delle possibili concrete applicazioni degli algoritmi predittivi in ambito giudiziario italiano ed europeo, il lavoro si propone di delineare il futuro scenario derivante dal ricorso alla cyber justice. Potrà il giudice discostarsi dalla decisione "suggerita" dall'algoritmo? E quali possono essere le conseguenze di una decisione difforme da quella elaborata dall'algoritmo? Ed ancora, se tutti i giudici utilizzano gli stessi algoritmi, come giustificare l’esistenza di più gradi di giudizio? Come, cioè, riconoscere ancora spazio all’errore del giudice se la decisione non è più del giudice ma è dell'algoritmo? La velocità della giustizia sarà generatrice, oltre che di quantità, anche di qualità? Il saggio prende quindi in esame i possibili rischi connessi all'utilizzo di una cyber justice ed alla standardizzazione delle decisioni valutando il conseguente, inevitabile, declino (o la morte?) dell'interpretazione creativa, contributo fino ad oggi inestimabile alla creazione di diritti prima della reale contezza da parte del legislatore. Con chi, poi, dovranno confrontarsi gli studiosi del diritto? Come può esservi un confronto ed un dialogo con un algoritmo? O forse il momento del confronto e del dialogo finirà per essere anticipato al momento della creazione dell'algoritmo? In quest’ultimo caso, quale spazio rimane per l’interpretazione evolutiva? Ed ancora, il ragionamento giuridico può essere ridotto ad un’equazione o il modello matematico può o deve risultare meramente integrativo dell’attività ermeneutica del giurista? L’autore si interroga infine sui contorni della figura del giurista (e soprattutto del giudice) “robot”, minacciosamente sempre più vicino, e sui rapporti tra ermeneutica, algoritmo predittivo e cyber justice.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/149043
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