Se il pensiero occidentale ha costruito, dopo il XVII secolo, i suoi modelli culturali intorno ai principi della soggettività, della somiglianza e dell’identico, passando addirittura con Cartesio da una metafisica dell’Essere a una metafisica del pensiero, oggi con la globalizzazione, data la sua natura distopica e discronica, emerge il pensiero decostruzionista e postmoderno della complessità e della società liquida. L’approccio decostruttivo pone al centro il paradigma reticolare e aperto del possibile, che creando intrecci di senso e griglie di significato tra il contingente/singolare e il plurale/universale arriva a indebolire le fondamenta logiche della tradizione occidentale e il principio di non contraddizione, accettando il tertium datur. Verità e falsità non sono più realtà opposte/antitetiche/antinomiche, ma variabili mobili e sempre in fieri di una compossibilità che non separa in modo assoluto, aspirando a elaborare una nuova e diversa logica in grado di considerare come suo assioma primo la complementarietà. Così due realtà apparentemente opposte possono coesistere, come dimostrano la cultura migrante e il paradigma della differenza, declinato nella sua accezione più autentica e più ampia, cioè quando l’inclusione (per i disabili, per le donne, per gli omosessuali, per i marginali, per gli stranieri, ecc.) è effettivamente pratica vissuta, progetto condiviso e non mero flatus vocis di una vacua retorica perbenista e ipocrita.
Il paradigma della differenza: il genere e il riconoscimento dell'alterità
Stefano Salmeri
2020-01-01
Abstract
Se il pensiero occidentale ha costruito, dopo il XVII secolo, i suoi modelli culturali intorno ai principi della soggettività, della somiglianza e dell’identico, passando addirittura con Cartesio da una metafisica dell’Essere a una metafisica del pensiero, oggi con la globalizzazione, data la sua natura distopica e discronica, emerge il pensiero decostruzionista e postmoderno della complessità e della società liquida. L’approccio decostruttivo pone al centro il paradigma reticolare e aperto del possibile, che creando intrecci di senso e griglie di significato tra il contingente/singolare e il plurale/universale arriva a indebolire le fondamenta logiche della tradizione occidentale e il principio di non contraddizione, accettando il tertium datur. Verità e falsità non sono più realtà opposte/antitetiche/antinomiche, ma variabili mobili e sempre in fieri di una compossibilità che non separa in modo assoluto, aspirando a elaborare una nuova e diversa logica in grado di considerare come suo assioma primo la complementarietà. Così due realtà apparentemente opposte possono coesistere, come dimostrano la cultura migrante e il paradigma della differenza, declinato nella sua accezione più autentica e più ampia, cioè quando l’inclusione (per i disabili, per le donne, per gli omosessuali, per i marginali, per gli stranieri, ecc.) è effettivamente pratica vissuta, progetto condiviso e non mero flatus vocis di una vacua retorica perbenista e ipocrita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.