La natura dello sport è duplice, perché coinvolge il corpo (con i suoi sensi empirici) e l’immaginazione. Essa oscilla tra una dimensione giocosa di invenzione, di finzione, di irrealtà, di astrazione dalla vita/esistenza reale (play), e una predisposizione alla lotta, all’antagonismo e alla competizione muscolare (agon). Con il trascorrere del tempo/spazio, la natura agon ha ceduto il passo alla natura game-play, e agon è diventato far-play, facendo acquisire alle attività sportive, insieme e allo stesso tempo, sia una ben precisa propensione strutturata (che non perde occasioni per essere mercificante e disumanizzante) sia una caratteristica propensione ludica-espressiva (molte volte fondata su significati fuorvianti che con il piacere del giocare hanno poco a che fare). Una lettura socio-antropologica di queste due nature (sensitivo-empirica e immaginativa) permette di individuare delle uniformità tra lo sport e altre attività umane: la guerra antagonista e i giochi di guerra agonistici, con i loro simboli, rituali, riti e con le loro celebrazioni di vittoria e di trionfo sul nemico/avversario; la religione, con i suoi simboli, rituali, riti, e con le sue celebrazioni di comunione spirituale. Sia la guerra (con i suoi giochi di guerra) sia la religione (con le sue esperienze poetiche comunitarie di comunione) hanno in comune con un certo modo di intendere lo sport e di praticarlo (non col lo sport tout court) la “preparazione alla” e la “realizzazione della” piena integrazione tra il corpo e la mente e l’ambiente (interno/esterno), e cioè la formazione integrale dell’essere umano, la quale è nella scuola uno dei luoghi/tempo della sfida.

La dimensione sociale e il potenziale educativo dello sport, tra gioco, agonismo, riti e comunione sociale

Severino, S.
2020-01-01

Abstract

La natura dello sport è duplice, perché coinvolge il corpo (con i suoi sensi empirici) e l’immaginazione. Essa oscilla tra una dimensione giocosa di invenzione, di finzione, di irrealtà, di astrazione dalla vita/esistenza reale (play), e una predisposizione alla lotta, all’antagonismo e alla competizione muscolare (agon). Con il trascorrere del tempo/spazio, la natura agon ha ceduto il passo alla natura game-play, e agon è diventato far-play, facendo acquisire alle attività sportive, insieme e allo stesso tempo, sia una ben precisa propensione strutturata (che non perde occasioni per essere mercificante e disumanizzante) sia una caratteristica propensione ludica-espressiva (molte volte fondata su significati fuorvianti che con il piacere del giocare hanno poco a che fare). Una lettura socio-antropologica di queste due nature (sensitivo-empirica e immaginativa) permette di individuare delle uniformità tra lo sport e altre attività umane: la guerra antagonista e i giochi di guerra agonistici, con i loro simboli, rituali, riti e con le loro celebrazioni di vittoria e di trionfo sul nemico/avversario; la religione, con i suoi simboli, rituali, riti, e con le sue celebrazioni di comunione spirituale. Sia la guerra (con i suoi giochi di guerra) sia la religione (con le sue esperienze poetiche comunitarie di comunione) hanno in comune con un certo modo di intendere lo sport e di praticarlo (non col lo sport tout court) la “preparazione alla” e la “realizzazione della” piena integrazione tra il corpo e la mente e l’ambiente (interno/esterno), e cioè la formazione integrale dell’essere umano, la quale è nella scuola uno dei luoghi/tempo della sfida.
2020
9788868592127
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/151823
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