Oggi, grazie ai frequenti interventi di archeologia urbana, architetti e archeologi, affrontano il dialogo tra le due discipline ragionando sui metodi e sulle prassi che si stanno sperimentando per favorire l’integrazione delle aree archeologiche nel tessuto urbano. Gli esempi forniti in passato dai progetti di De Carlo a Catania e a Urbino, di Scarpa a Feltre (solo progetto), di Plečnik a Lubiana, di Moneo a Merida e Cartagena, di Ungers a Treviri, di Tsiomis nell’area dell’Agorà di Atene, dimostrano che l’apparizione dei ritrovamenti archeologici, in ambito urbano, costituisce un’occasione per stabilire una rinnovata relazione tra l’antico e i bisogni mutevoli della città. All'interno di questo scritto abbiamo quindi pensato di richiamare tre esperienze più recenti – la sistemazione della piazza Petar Zoranic a Zadar, il riassetto dell’area circostante il Mercato del Bon a Barcellona e il progetto della nuova sede dei Ministeri della Junta de Extremadura a Mérida – per dimostrare come gradualmente il dialogo tra architettura e archeologia, riferito alle aree dei centri storici, ha agevolato lo sviluppo di nuovi approcci al progetto di architettura urbana. I tre progetti selezionati indagano, infatti, da punti di vista differenti, il tema del ‘limite’, proponendo sul piano metodologico alcune riflessioni che rendono tali esempi dei validi riferimenti per ulteriori esperienze di progetto di architettura contemporanea.

Spazio pubblico. Relazioni tra archeologia, architettura e città

Marzullo Calogero
2022-01-01

Abstract

Oggi, grazie ai frequenti interventi di archeologia urbana, architetti e archeologi, affrontano il dialogo tra le due discipline ragionando sui metodi e sulle prassi che si stanno sperimentando per favorire l’integrazione delle aree archeologiche nel tessuto urbano. Gli esempi forniti in passato dai progetti di De Carlo a Catania e a Urbino, di Scarpa a Feltre (solo progetto), di Plečnik a Lubiana, di Moneo a Merida e Cartagena, di Ungers a Treviri, di Tsiomis nell’area dell’Agorà di Atene, dimostrano che l’apparizione dei ritrovamenti archeologici, in ambito urbano, costituisce un’occasione per stabilire una rinnovata relazione tra l’antico e i bisogni mutevoli della città. All'interno di questo scritto abbiamo quindi pensato di richiamare tre esperienze più recenti – la sistemazione della piazza Petar Zoranic a Zadar, il riassetto dell’area circostante il Mercato del Bon a Barcellona e il progetto della nuova sede dei Ministeri della Junta de Extremadura a Mérida – per dimostrare come gradualmente il dialogo tra architettura e archeologia, riferito alle aree dei centri storici, ha agevolato lo sviluppo di nuovi approcci al progetto di architettura urbana. I tre progetti selezionati indagano, infatti, da punti di vista differenti, il tema del ‘limite’, proponendo sul piano metodologico alcune riflessioni che rendono tali esempi dei validi riferimenti per ulteriori esperienze di progetto di architettura contemporanea.
2022
979-12-80528-18-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/152846
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