L’intervento intende presentare alcuni risultati di un’ampia ricerca che ha focalizzato l’attenzione su educatori e maestri negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia della Regione Lombardia, come figure r-esistenti perche impegnati a sfidare la tradizionali gabbie di genere in ambienti a larghissima maggioranza femminile. L’indagine si è mossa attraverso l’incrocio di più sguardi e differenti punti di vista. Sono stati infatti comparati i dati delle presenze maschili in ruoli educativi nella fascia 0-6 nel contesto italiano ed europeo, è stata realizzata un’analisi desk delle ricerche internazionali disponibili e sono stati interpellati direttamente - attraverso interviste biografiche e focus group - dieci maestri ed educatori e due gruppi di genitrici e genitori. Attraverso interviste biografiche si sono esplorate le traiettorie di vita di maestri ed educatori, le motivazioni che hanno consentito loro di scegliere questa professione, il loro rapporto quotidiano con bambini e bambine, quali meccanismi di cura e relazione mettano in campo, se e quanto il loro lavoro cambi/abbia cambiato il modo di percepirsi. All’interno di due focus group si sono tematizzate esperienze e immaginari delle famiglie in merito alla presenza educativa maschile accanto ai e alle più piccole. Si trattava in un caso di un gruppo di genitori e genitrici che sperimentano in prima persona la presenza di un educatore nel nido frequentato dai e dalle loro figlie; nel secondo caso non sono invece presenti figure maschili. Il rapporto tra educatore e padre, in particolare, indagato esplicitamente nei focus group ma rintracciabile anche nelle parole degli intervistati, e stato nominato come una sorta di gioco allo specchio, nel quel la presenza dell’uno rafforza, conferma e consolida la presenza dell’altro, offrendo riconoscimento reciproco. Il lavoro field sarà l’oggetto principale di questa comunicazione, evidenziando quanto i vissuti, le idee, le percezioni e i fantasmi esplicitati nelle parole dei soggetti coinvolti siano o meno in linea con le tematiche che emergono dalla letteratura internazionale. Ci pare interessante mettere al centro della riflessione in ottica gender-sensitive figure maschili educative extradomestiche e il loro rapporto con immaginari, percezioni ed esperienze delle famiglie: innanzitutto, per attestarne la presenza (assolutamente ridotta ma non irrilevante) e, soprattutto, per raccogliere contro-narrazioni (Bamberg & Andrews 2004), che diano conto e maggior legittimità alla capacità/responsabilità maschile nella cura, contribuendo anche a contrastare la visione del maschio come sempre preda di impulsi sessuali incontrollati, se non addirittura violenti e incapace di tenerezza e premura. Evidenziare che entrambi i sessi possono e devono condividere il compito della cura (educativa) contribuisce a una visione socio-culturale r-esistente, nella quale diversità e differenze non vengano pensate e socializzate in forma gerarchica, ma gilanica (uomini e donne impegnati/e nella produzione e riproduzione per quello che possono/desiderano) e apre spazi di possibile ridefinizione delle relazioni intra e intergenere in ottica di partnership, paritaria e non violenta (Eisler 2012, 2015).
Educatori e padri nei nidi e nelle scuole dell’infanzia: pratiche di r-esistenza e contro narrazioni.
Alessia Santambrogio
2020-01-01
Abstract
L’intervento intende presentare alcuni risultati di un’ampia ricerca che ha focalizzato l’attenzione su educatori e maestri negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia della Regione Lombardia, come figure r-esistenti perche impegnati a sfidare la tradizionali gabbie di genere in ambienti a larghissima maggioranza femminile. L’indagine si è mossa attraverso l’incrocio di più sguardi e differenti punti di vista. Sono stati infatti comparati i dati delle presenze maschili in ruoli educativi nella fascia 0-6 nel contesto italiano ed europeo, è stata realizzata un’analisi desk delle ricerche internazionali disponibili e sono stati interpellati direttamente - attraverso interviste biografiche e focus group - dieci maestri ed educatori e due gruppi di genitrici e genitori. Attraverso interviste biografiche si sono esplorate le traiettorie di vita di maestri ed educatori, le motivazioni che hanno consentito loro di scegliere questa professione, il loro rapporto quotidiano con bambini e bambine, quali meccanismi di cura e relazione mettano in campo, se e quanto il loro lavoro cambi/abbia cambiato il modo di percepirsi. All’interno di due focus group si sono tematizzate esperienze e immaginari delle famiglie in merito alla presenza educativa maschile accanto ai e alle più piccole. Si trattava in un caso di un gruppo di genitori e genitrici che sperimentano in prima persona la presenza di un educatore nel nido frequentato dai e dalle loro figlie; nel secondo caso non sono invece presenti figure maschili. Il rapporto tra educatore e padre, in particolare, indagato esplicitamente nei focus group ma rintracciabile anche nelle parole degli intervistati, e stato nominato come una sorta di gioco allo specchio, nel quel la presenza dell’uno rafforza, conferma e consolida la presenza dell’altro, offrendo riconoscimento reciproco. Il lavoro field sarà l’oggetto principale di questa comunicazione, evidenziando quanto i vissuti, le idee, le percezioni e i fantasmi esplicitati nelle parole dei soggetti coinvolti siano o meno in linea con le tematiche che emergono dalla letteratura internazionale. Ci pare interessante mettere al centro della riflessione in ottica gender-sensitive figure maschili educative extradomestiche e il loro rapporto con immaginari, percezioni ed esperienze delle famiglie: innanzitutto, per attestarne la presenza (assolutamente ridotta ma non irrilevante) e, soprattutto, per raccogliere contro-narrazioni (Bamberg & Andrews 2004), che diano conto e maggior legittimità alla capacità/responsabilità maschile nella cura, contribuendo anche a contrastare la visione del maschio come sempre preda di impulsi sessuali incontrollati, se non addirittura violenti e incapace di tenerezza e premura. Evidenziare che entrambi i sessi possono e devono condividere il compito della cura (educativa) contribuisce a una visione socio-culturale r-esistente, nella quale diversità e differenze non vengano pensate e socializzate in forma gerarchica, ma gilanica (uomini e donne impegnati/e nella produzione e riproduzione per quello che possono/desiderano) e apre spazi di possibile ridefinizione delle relazioni intra e intergenere in ottica di partnership, paritaria e non violenta (Eisler 2012, 2015).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.