La complessità di un mondo caratterizzato da un continuo sovrapporsi di situazioni di crisi mette in discussione i concetti giuridici che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi decenni. L’impressione che si ricava è quella di una ormai insanabile rottura con l’esperienza giuridica inaugurata negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale: in controtendenza rispetto a un movimento storico orientato a negare le categorie che lo ius publicum europaeum ha desunto a partire dalla nozione di sovranità, l’epoca che viviamo sembra segnata da un irresistibile desiderio di ritorno alla sovranità e ai suoi corollari. Le conseguenze di questa crisi delle idee su cui si è retto l’ordine globale non sono solo teoriche. I primi effetti concreti della crisi dell’armamentario concettuale post-vestfaliano si manifestano sotto forma di guerre dal sapore ottocentesco, di sempre più perduranti stati di eccezione, di inimmaginabili diffusione di “democrature” illiberali, di negazioni di diritti considerati basilari e di crisi irreversibile di organizzazioni internazionali come le Nazioni unite o l’Unione europea che ogni giorno mostrano la loro inadeguatezza e mai come oggi sono state percepite tanto anacronistiche e disfunzionali. Gli esempi molto probabilmente potrebbero continuare. Per quanti credono che il diritto possa dare un contributo ordinato allo sviluppo di relazioni umane pacifiche e civili, diventa allora essenziale ritornare a proporre riflessioni sulle categorie generali del diritto che, tenendo in considerazione gli errori sia del passato remoto che di quello più prossimo, sappiano indicare soluzioni adatte ai drammi del presente.

Nuovi diritti e nuove tecniche di tutela della persona in tempi di crisi

P. Bargiacchi;F. Vecchio
2024-01-01

Abstract

La complessità di un mondo caratterizzato da un continuo sovrapporsi di situazioni di crisi mette in discussione i concetti giuridici che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi decenni. L’impressione che si ricava è quella di una ormai insanabile rottura con l’esperienza giuridica inaugurata negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale: in controtendenza rispetto a un movimento storico orientato a negare le categorie che lo ius publicum europaeum ha desunto a partire dalla nozione di sovranità, l’epoca che viviamo sembra segnata da un irresistibile desiderio di ritorno alla sovranità e ai suoi corollari. Le conseguenze di questa crisi delle idee su cui si è retto l’ordine globale non sono solo teoriche. I primi effetti concreti della crisi dell’armamentario concettuale post-vestfaliano si manifestano sotto forma di guerre dal sapore ottocentesco, di sempre più perduranti stati di eccezione, di inimmaginabili diffusione di “democrature” illiberali, di negazioni di diritti considerati basilari e di crisi irreversibile di organizzazioni internazionali come le Nazioni unite o l’Unione europea che ogni giorno mostrano la loro inadeguatezza e mai come oggi sono state percepite tanto anacronistiche e disfunzionali. Gli esempi molto probabilmente potrebbero continuare. Per quanti credono che il diritto possa dare un contributo ordinato allo sviluppo di relazioni umane pacifiche e civili, diventa allora essenziale ritornare a proporre riflessioni sulle categorie generali del diritto che, tenendo in considerazione gli errori sia del passato remoto che di quello più prossimo, sappiano indicare soluzioni adatte ai drammi del presente.
2024
9791281326019
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