Nel corso degli ultimi decenni, in Italia, i suoli agricoli e periurbani sono stati fagocitati da processi di trasformazione e sono stati oggetto di speculazione –anche immobiliare-, portando all'abbandono delle campagne nel senso tradizionalmente inteso e alla proliferazione di nuclei abitati diffusi, di impianti industriali e produttivi. Alcune di queste ultime attività, considerate incompatibili con gli insediamenti umani, sono state localizzate al di fuori e lontano dai centri abitati per garantire condizioni di sicurezza. La saturazione di spazi all'interno della città consolidata e la tendenza al riuso dell'esistente hanno fatto sì che ci si rivolgesse all'esterno delle aree urbanizzata per recuperare nuovi e possibili "margini di manovra" in vista di una crescente e diversificata domanda di abitazioni e funzioni. L'area di frangia, meglio nota come area del sistema periurbano ha assorbito le spinte insediative e ha avuto una funzione di frizione ai processi di diffusione generalizzata. Negli ultimi decenni qualcosa è cambiato. Tra i costi eccessivi delle costruzioni in aree centrali e la riscoperta di un legame con la natura da recuperare attraverso il vivere quotidiano, le criticità tipiche della città sono state traslate agli ambiti extra-urbani. Alcune aree agricole sono state raggiunte da processi di nuova e crescente edificazione. Tutto ciò è avvenuto a fronte di un indebolimento del settore agrario che ha subito le spinte di trasformazione. Il saggio intende affrontare la questione relativa al consumo di suolo in ambito periurbano introducendo il concetto di criticità traslate e analizzando gli effetti della una sub-urbanità diffusa.
Campagne, Atti della XXVI Conferenza Nazionale SIU "Nuove ecologie territoriali. Coabitare mondi che cambiano"
FAZIA C.
;F. Sortino
2025-01-01
Abstract
Nel corso degli ultimi decenni, in Italia, i suoli agricoli e periurbani sono stati fagocitati da processi di trasformazione e sono stati oggetto di speculazione –anche immobiliare-, portando all'abbandono delle campagne nel senso tradizionalmente inteso e alla proliferazione di nuclei abitati diffusi, di impianti industriali e produttivi. Alcune di queste ultime attività, considerate incompatibili con gli insediamenti umani, sono state localizzate al di fuori e lontano dai centri abitati per garantire condizioni di sicurezza. La saturazione di spazi all'interno della città consolidata e la tendenza al riuso dell'esistente hanno fatto sì che ci si rivolgesse all'esterno delle aree urbanizzata per recuperare nuovi e possibili "margini di manovra" in vista di una crescente e diversificata domanda di abitazioni e funzioni. L'area di frangia, meglio nota come area del sistema periurbano ha assorbito le spinte insediative e ha avuto una funzione di frizione ai processi di diffusione generalizzata. Negli ultimi decenni qualcosa è cambiato. Tra i costi eccessivi delle costruzioni in aree centrali e la riscoperta di un legame con la natura da recuperare attraverso il vivere quotidiano, le criticità tipiche della città sono state traslate agli ambiti extra-urbani. Alcune aree agricole sono state raggiunte da processi di nuova e crescente edificazione. Tutto ciò è avvenuto a fronte di un indebolimento del settore agrario che ha subito le spinte di trasformazione. Il saggio intende affrontare la questione relativa al consumo di suolo in ambito periurbano introducendo il concetto di criticità traslate e analizzando gli effetti della una sub-urbanità diffusa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.