Lo scenario dei danni che ha interessato i centri storici colpiti dal terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 risulta caratterizzato in alcuni casi (Onna, Castelnuovo, Villa Sant’Angelo) dal crollo di vaste porzioni di interi aggregati urbani piuttosto che di singoli e sporadici edifici. Di fronte a tali scenari, il recupero di questi centri pone problemi che, in virtù della gravità stessa dei danneggiamenti subiti, si presentano con connotati fortemente differenziati rispetto a quelli che caratterizzano quelli colpiti con minore severità. In questi casi infatti il disastroso panorama dei crolli rende difficoltoso l’avvio di approcci tradizionali di analisi del centro urbano (volti ad esempio allo studio degli aspetti tipologici, dei caratteri costruttivi, delle modalità di danneggiamento), preliminari alla definizione di qualsiasi strumento di linee guida per la ricostruzione e conservazione. Le necessarie fasi di rilievo infatti sono in questi casi ostacolate, in primo luogo, dal fatto che interi isolati possono risultare non raggiungibili a causa proprio della presenza dalle macerie che ostruiscono gli spazi aperti ed in secondo luogo a causa delle precarie condizioni di equilibrio in cui versano molte delle porzioni edificate superstiti prospicienti i percorsi pubblici. In tale contesto, la memoria propone la descrizione della metodologia impostata per affrontare le sopracitate difficoltà nell’ambito dell’attività di ricerca avviata a partire dallo scorso agosto dalle unità di ricerca della Facoltà di Architettura di Siracusa, dell’Università di Genova e del CNR-ITC dell’Aquila nel centro storico di Villa Sant’Angelo. Particolare attenzione è posta alle soluzioni adottate per impostare un piano di rimozione delle macerie che fosse mirato alla massima conservazione di quanto non crollato, compatibilmente con le imprescindibili esigenze di sicurezza e di costi sostenibili.
Una metodologia per la conservazione di centri storici gravemente danneggiati dal sisma: la rimozione delle macerie e la messa in sicurezza di Villa Sant’Angelo (AQ)
INDELICATO, DAVIDE;
2010-01-01
Abstract
Lo scenario dei danni che ha interessato i centri storici colpiti dal terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 risulta caratterizzato in alcuni casi (Onna, Castelnuovo, Villa Sant’Angelo) dal crollo di vaste porzioni di interi aggregati urbani piuttosto che di singoli e sporadici edifici. Di fronte a tali scenari, il recupero di questi centri pone problemi che, in virtù della gravità stessa dei danneggiamenti subiti, si presentano con connotati fortemente differenziati rispetto a quelli che caratterizzano quelli colpiti con minore severità. In questi casi infatti il disastroso panorama dei crolli rende difficoltoso l’avvio di approcci tradizionali di analisi del centro urbano (volti ad esempio allo studio degli aspetti tipologici, dei caratteri costruttivi, delle modalità di danneggiamento), preliminari alla definizione di qualsiasi strumento di linee guida per la ricostruzione e conservazione. Le necessarie fasi di rilievo infatti sono in questi casi ostacolate, in primo luogo, dal fatto che interi isolati possono risultare non raggiungibili a causa proprio della presenza dalle macerie che ostruiscono gli spazi aperti ed in secondo luogo a causa delle precarie condizioni di equilibrio in cui versano molte delle porzioni edificate superstiti prospicienti i percorsi pubblici. In tale contesto, la memoria propone la descrizione della metodologia impostata per affrontare le sopracitate difficoltà nell’ambito dell’attività di ricerca avviata a partire dallo scorso agosto dalle unità di ricerca della Facoltà di Architettura di Siracusa, dell’Università di Genova e del CNR-ITC dell’Aquila nel centro storico di Villa Sant’Angelo. Particolare attenzione è posta alle soluzioni adottate per impostare un piano di rimozione delle macerie che fosse mirato alla massima conservazione di quanto non crollato, compatibilmente con le imprescindibili esigenze di sicurezza e di costi sostenibili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.