I contenuti del libro si fondano sul tentativo di definire una distanza critica tra noi e le origini della nostra modernità. In particolare, abbiamo indagato come in un periodo di crisi o di transizione, analogo a quello che stiamo vivendo, si crearono le condizioni adatte per fecondare talune idee che attualmente sono al centro del nostro interesse professionale: la specificità del luogo, una maggiore fusione tra natura ed artificio, il "così come trovato" e la conseguente economia dei mezzi nel confronto con il costruito. Argomenti diversi, spesso in controtendenza all’ortodossia imposta dall’ambito positivista del Moderno, ripresi con acuta profondità a partire dagli anni ‘50, sotto diverse angolazioni e con l’ausilio del pensiero filosofico contemporaneo, dai membri del Team X, e dagli architetti americani Charles Moore, Donlyn Lyndon e William Turnbull. Argomenti, tutt’oggi presenti, ma che in effetti trovarono delle condizioni favorevoli per originarsi durante quel brusco passaggio avvenuto tra Seicento e Settecento. Quando gli intellettuali inglesi come Daniel Defoe, Jonathan Swift, Shaftesbury, riconsiderando il loro rapporto con la Natura, l’Arte, la Religione, la Filosofia e l’Economia, diedero vita a un clima culturale e a un’inedita consapevolezza della modernità da cui scaturì una concezione dello spazio non più assoluta, ma più modernamente relazionale, flessibile, economica e a misura d’uomo. Il contenuto del libro, va dunque inteso come una sorta di viaggio effettuato in avanti e indietro nel tempo, tra i temi dell’oggi e quanto di simile abbiamo visto originarsi in quel periodo cruciale della Storia, per fissare alcune distanze critiche utili a ridiscutere il progetto di architettura contemporaneo.

Ripensare la distanza. Misurare lo spazio e il tempo

Marzullo Calogero
2016-01-01

Abstract

I contenuti del libro si fondano sul tentativo di definire una distanza critica tra noi e le origini della nostra modernità. In particolare, abbiamo indagato come in un periodo di crisi o di transizione, analogo a quello che stiamo vivendo, si crearono le condizioni adatte per fecondare talune idee che attualmente sono al centro del nostro interesse professionale: la specificità del luogo, una maggiore fusione tra natura ed artificio, il "così come trovato" e la conseguente economia dei mezzi nel confronto con il costruito. Argomenti diversi, spesso in controtendenza all’ortodossia imposta dall’ambito positivista del Moderno, ripresi con acuta profondità a partire dagli anni ‘50, sotto diverse angolazioni e con l’ausilio del pensiero filosofico contemporaneo, dai membri del Team X, e dagli architetti americani Charles Moore, Donlyn Lyndon e William Turnbull. Argomenti, tutt’oggi presenti, ma che in effetti trovarono delle condizioni favorevoli per originarsi durante quel brusco passaggio avvenuto tra Seicento e Settecento. Quando gli intellettuali inglesi come Daniel Defoe, Jonathan Swift, Shaftesbury, riconsiderando il loro rapporto con la Natura, l’Arte, la Religione, la Filosofia e l’Economia, diedero vita a un clima culturale e a un’inedita consapevolezza della modernità da cui scaturì una concezione dello spazio non più assoluta, ma più modernamente relazionale, flessibile, economica e a misura d’uomo. Il contenuto del libro, va dunque inteso come una sorta di viaggio effettuato in avanti e indietro nel tempo, tra i temi dell’oggi e quanto di simile abbiamo visto originarsi in quel periodo cruciale della Storia, per fissare alcune distanze critiche utili a ridiscutere il progetto di architettura contemporaneo.
2016
978-88-99896-06-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/123608
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