Verso la fine degli anni ’60, il transito da una fase di sviluppo legata all’industrializzazione ad una nuova fase post-industriale, ha incrementato nuovi scenari economici che hanno reso le aree portuali e quelle industriali ad esse connesse, il punto di partenza di vasti processi di trasformazione delle città. Ma non solo, il cambio modale dello stoccaggio e trasporto prodotti verificatosi alcuni anni dopo, da misto su nave a mono prodotto in container, ha frenato ancor di più l’attività dei porti centrali rendendo depositi, magazzini, hangar, banchine e tutti gli spazi vuoti annessi alle aree portuali, dei luoghi da ripensare nel più breve tempo, per integrarli alla vita e alle esigenze funzionali espresse dal tessuto urbano a loro adiacente. I tempi lenti della rigenerazione urbana - spesso motivati da contesti che recano su di loro la sedimentazione di decenni di sottoutilizzo o di abbandono – hanno determinato in alcune circostanze le condizioni utili per sperimentare, soprattutto in fase iniziale, l’idea di una ‘infrastrutturazione leggera’. Attraverso questo scritto vorremmo, quindi, richiamare le esperienze di riutilizzo avviate presso la darsena NDSM del porto di Amsterdam e presso il PopUp Darsena di Ravenna, a seguito delle quali si stanno sviluppando, su solide basi culturali, dei ‘processi dal basso’ che suggeriscono una significativa integrazione alla tradizionale attività progettuale.

Infrastrutturazioni leggere. Progetto urbano nelle città in trasformazione

Marzullo Calogero
2017-01-01

Abstract

Verso la fine degli anni ’60, il transito da una fase di sviluppo legata all’industrializzazione ad una nuova fase post-industriale, ha incrementato nuovi scenari economici che hanno reso le aree portuali e quelle industriali ad esse connesse, il punto di partenza di vasti processi di trasformazione delle città. Ma non solo, il cambio modale dello stoccaggio e trasporto prodotti verificatosi alcuni anni dopo, da misto su nave a mono prodotto in container, ha frenato ancor di più l’attività dei porti centrali rendendo depositi, magazzini, hangar, banchine e tutti gli spazi vuoti annessi alle aree portuali, dei luoghi da ripensare nel più breve tempo, per integrarli alla vita e alle esigenze funzionali espresse dal tessuto urbano a loro adiacente. I tempi lenti della rigenerazione urbana - spesso motivati da contesti che recano su di loro la sedimentazione di decenni di sottoutilizzo o di abbandono – hanno determinato in alcune circostanze le condizioni utili per sperimentare, soprattutto in fase iniziale, l’idea di una ‘infrastrutturazione leggera’. Attraverso questo scritto vorremmo, quindi, richiamare le esperienze di riutilizzo avviate presso la darsena NDSM del porto di Amsterdam e presso il PopUp Darsena di Ravenna, a seguito delle quali si stanno sviluppando, su solide basi culturali, dei ‘processi dal basso’ che suggeriscono una significativa integrazione alla tradizionale attività progettuale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/126984
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