Il lavoro monografico tratta, sotto il profilo del diritto costituzionale, del sempre mutevole rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione. Il contesto di riferimento analizzato non è solo quello nazionale ma anche quello europeo e internazionale. La tesi di fondo sostenuta è volta a dimostrare che il giusto procedimento ha oggi definitivamente assunto rango costituzionale, non solo in virtù di una lettura normativa valorizzatrice dell’art. 97 Cost. ma anche (e soprattutto), in virtù dell’esistenza di un ineludibile nucleo duro che “presiede” le varie teorizzazioni espresse sul tema, e che esige di legare l’art. 97 all’art. 2 Cost., da leggere in combinato disposto con l’art. 3 Cost. Nella lettura del disegno costituzionale che prescrive la collaborazione tra Governo e pubblica amministrazione, non può prescindersi dall’aspetto ontologico del rapporto tra amministrato e amministratore; conseguentemente non può prescindersi dalla promozione della persona umana e dalla garanzia dei diritti e dei doveri fondamentali, essendo questo lo scopo di qualunque polis, di qualsiasi organizzazione politica. Rivalutazione dell’individuo nei rapporti con la P.A. resa possibile dalla sua sussunzione nell’alveo del principio personalista e di eguaglianza, ex artt. 2 e 3 Cost., che esige che non si possa più ritenere la P.A. soggetto aprioristicamente più tutelabile rispetto al privato, definitivamente superandosi la visione autoritaria della P.A., a favore di quella libertaria. La tesi esposta è suffragata da due fattori. Il primo fattore, costituito dall’avvenuta internazionalizzazione (in senso largo) del diritto costituzionale, che ha spinto sempre più in avanti quel processo di circolarità tra legge ordinaria e Costituzione, a tutto vantaggio del primato della persona umana e dei diritti fondamentali rispetto alle istituzioni e all’organizzazione amministrativa. Giusto procedimento, dunque, bilanciabile alla pari con gli altri diritti costituzionali, non potendosi considerare esso stesso la bilancia del sistema, statica e mai suscettibile di riduzioni all’interno dei variegati e mutevoli assetti tra la forma di Stato e la forma di Governo. Il secondo fattore è legato all’incessante sviluppo tecnologico che contribuisce ad avvicinare virtuosamente amministrato e amministrazione, realizzando una sensibile “semplificazione” della burocrazia, nonché l’emersione di modelli culturali eterogenei rispetto a quelli consolidati. Il processo di digitalizzazione della P.A. è oggi il terreno di elezione di una sfida che si sviluppa, per un verso, nel campo dell’accesso a quanti più soggetti possibili e della trasparenza della P.A. e, per altro verso, nella fruizione dei diritti individuali e delle garanzie poste a presidio di quei principi che contribuiscono a conferire una precisa identità all’ordinamento costituzionale contemporaneo. La partecipazione del privato al procedimento, dunque, più che essere costituzionalizzata “a valle”, quale modo di svolgimento dell’azione amministrativa, lo deve già essere “a monte”, quale “giusto” diritto del cittadino a partecipare in modo paritario e sempre più attivamente – positivamente sfruttando i nuovi saperi tecnologici – alla gestione della cosa pubblica. Sotto questa prospettiva e così inteso, il principio del giusto procedimento costituzionale e il diritto ad una buona amministrazione di matrice sovranazionale, non sono altro che facce della stessa medaglia e dello stesso nucleo di cultura giuridica e di espressione normativa confermativa della centralità della persona, che si riappropria del proprio spazio di sovranità di cui all’art. 1 Cost.
la costituzionalizzazione del giusto procedimento
pedullà luca
2019-01-01
Abstract
Il lavoro monografico tratta, sotto il profilo del diritto costituzionale, del sempre mutevole rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione. Il contesto di riferimento analizzato non è solo quello nazionale ma anche quello europeo e internazionale. La tesi di fondo sostenuta è volta a dimostrare che il giusto procedimento ha oggi definitivamente assunto rango costituzionale, non solo in virtù di una lettura normativa valorizzatrice dell’art. 97 Cost. ma anche (e soprattutto), in virtù dell’esistenza di un ineludibile nucleo duro che “presiede” le varie teorizzazioni espresse sul tema, e che esige di legare l’art. 97 all’art. 2 Cost., da leggere in combinato disposto con l’art. 3 Cost. Nella lettura del disegno costituzionale che prescrive la collaborazione tra Governo e pubblica amministrazione, non può prescindersi dall’aspetto ontologico del rapporto tra amministrato e amministratore; conseguentemente non può prescindersi dalla promozione della persona umana e dalla garanzia dei diritti e dei doveri fondamentali, essendo questo lo scopo di qualunque polis, di qualsiasi organizzazione politica. Rivalutazione dell’individuo nei rapporti con la P.A. resa possibile dalla sua sussunzione nell’alveo del principio personalista e di eguaglianza, ex artt. 2 e 3 Cost., che esige che non si possa più ritenere la P.A. soggetto aprioristicamente più tutelabile rispetto al privato, definitivamente superandosi la visione autoritaria della P.A., a favore di quella libertaria. La tesi esposta è suffragata da due fattori. Il primo fattore, costituito dall’avvenuta internazionalizzazione (in senso largo) del diritto costituzionale, che ha spinto sempre più in avanti quel processo di circolarità tra legge ordinaria e Costituzione, a tutto vantaggio del primato della persona umana e dei diritti fondamentali rispetto alle istituzioni e all’organizzazione amministrativa. Giusto procedimento, dunque, bilanciabile alla pari con gli altri diritti costituzionali, non potendosi considerare esso stesso la bilancia del sistema, statica e mai suscettibile di riduzioni all’interno dei variegati e mutevoli assetti tra la forma di Stato e la forma di Governo. Il secondo fattore è legato all’incessante sviluppo tecnologico che contribuisce ad avvicinare virtuosamente amministrato e amministrazione, realizzando una sensibile “semplificazione” della burocrazia, nonché l’emersione di modelli culturali eterogenei rispetto a quelli consolidati. Il processo di digitalizzazione della P.A. è oggi il terreno di elezione di una sfida che si sviluppa, per un verso, nel campo dell’accesso a quanti più soggetti possibili e della trasparenza della P.A. e, per altro verso, nella fruizione dei diritti individuali e delle garanzie poste a presidio di quei principi che contribuiscono a conferire una precisa identità all’ordinamento costituzionale contemporaneo. La partecipazione del privato al procedimento, dunque, più che essere costituzionalizzata “a valle”, quale modo di svolgimento dell’azione amministrativa, lo deve già essere “a monte”, quale “giusto” diritto del cittadino a partecipare in modo paritario e sempre più attivamente – positivamente sfruttando i nuovi saperi tecnologici – alla gestione della cosa pubblica. Sotto questa prospettiva e così inteso, il principio del giusto procedimento costituzionale e il diritto ad una buona amministrazione di matrice sovranazionale, non sono altro che facce della stessa medaglia e dello stesso nucleo di cultura giuridica e di espressione normativa confermativa della centralità della persona, che si riappropria del proprio spazio di sovranità di cui all’art. 1 Cost.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.