La complessa e fitta rete di rapporti tra impresa e famiglia, le possibili interazioni ed i conseguenti conflitti che possono insorgere in presenza di una convivenza di questi due istituti ha spesso condizionato le scelte imprenditoriali ed ha influenzato le decisioni aziendali.Il lavoro si propone di esaminare il momento del trapasso generazionale dell’impresa di famiglia, trapasso che può avere luogo in modo improvviso o in modo programmato e che diventa sempre più difficile, per l’imprenditore, da gestire man mano che la famiglia che lavora nell’impresa cresce: coniuge, figli, mogli e mariti dei figli, nipoti vari. A partire dalla seconda generazione, infatti, la famiglia nucleare lascia il posto a quella consanguinea.Muovendo dall’esame della legge del 14 febbraio del 2006, n. 55, che ha introdotto gli artt. 768 bis ss. del codice civile, vengono in particolare evidenziate le lacune normative e le difficoltà interpretative delle singole norme e si valuta la possibilità di apporre al patto di famiglia degli elementi accidentali (condizioni e termini) e di conciliare la disciplina di questi ultimi con quella del patto. I tempi sono maturi per fare un bilancio sull’applicazione di questa legge. Invero, scarsa è stata la sua applicazione e pochi sono i patti di famiglia stipulati in Italia. Di fronte a questa legge l’imprenditore italiano è diffidente. E la esigua casistica dei patti conclusi offre un panorama sconfortante. Spesso sono state inserite nei patti delle clausole che hanno finito per snaturare l’istituto, come quelle che riconoscono all’imprenditore un diritto di recesso laddove, entro qualche anno dalla data di stipulazione del patto, il beneficiario non abbia raggiunto determinati risultati economici. In questo caso, infatti, all’imprenditore disponente rimane un controllo sull’impresa incompatibile con la natura del patto

Famiglia e impresa: convivenza, conflitti e trapasso generazionale

vera sciarrino
2019-01-01

Abstract

La complessa e fitta rete di rapporti tra impresa e famiglia, le possibili interazioni ed i conseguenti conflitti che possono insorgere in presenza di una convivenza di questi due istituti ha spesso condizionato le scelte imprenditoriali ed ha influenzato le decisioni aziendali.Il lavoro si propone di esaminare il momento del trapasso generazionale dell’impresa di famiglia, trapasso che può avere luogo in modo improvviso o in modo programmato e che diventa sempre più difficile, per l’imprenditore, da gestire man mano che la famiglia che lavora nell’impresa cresce: coniuge, figli, mogli e mariti dei figli, nipoti vari. A partire dalla seconda generazione, infatti, la famiglia nucleare lascia il posto a quella consanguinea.Muovendo dall’esame della legge del 14 febbraio del 2006, n. 55, che ha introdotto gli artt. 768 bis ss. del codice civile, vengono in particolare evidenziate le lacune normative e le difficoltà interpretative delle singole norme e si valuta la possibilità di apporre al patto di famiglia degli elementi accidentali (condizioni e termini) e di conciliare la disciplina di questi ultimi con quella del patto. I tempi sono maturi per fare un bilancio sull’applicazione di questa legge. Invero, scarsa è stata la sua applicazione e pochi sono i patti di famiglia stipulati in Italia. Di fronte a questa legge l’imprenditore italiano è diffidente. E la esigua casistica dei patti conclusi offre un panorama sconfortante. Spesso sono state inserite nei patti delle clausole che hanno finito per snaturare l’istituto, come quelle che riconoscono all’imprenditore un diritto di recesso laddove, entro qualche anno dalla data di stipulazione del patto, il beneficiario non abbia raggiunto determinati risultati economici. In questo caso, infatti, all’imprenditore disponente rimane un controllo sull’impresa incompatibile con la natura del patto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/141521
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