Le fratture da stress del piede si possono definire senza dubbio come una patologia tipica dello sportivo. Anche se trattasi di una malattia poco frequente in ambito ortope- dico - traumatologico, negli ambulatori spe- cialistici si può notare come i pazienti con frattura da stress sono quasi sempre giovani sportivi che praticano prevalentemente il calcio, l’atletica leggera e la corsa. La combinazione tra insufficiente prepa- razione, insoddisfacente condizione psico - fisica, motivazione elevata ed alto livello pre- dispone gli atleti alla patologia. Per ciò che concerne i calciatori tale dia- gnosi interessa sia professionisti che amatori con patologie del piede di appoggio (cavo supinato o pronato) ovvero con patologie morfologiche dell’avampiede (piede egizio con 1° metatarso ipermobile,con 1° meta- tarso lungo o con ipermetria dell’alluce; 2° metatarso lungo spesso associato a ipome- tria del 1°, 4° e 5° metatarso). Nell’atletica leggera sono predisposti gli sportivi che oltre a presentare l’enunciate patologie, si allenano e gareggiano su piste costruite in materiale sintetico,i cosiddetti “terreni duri”. Queste piste presentano un elevato modulo di rigidità che non permette di assorbire gli urti del piede nella fase di appoggio e pro- pulsione anzi il suolo propaga ipersollecita- zioni a gradiente vibratorio dapprima con microlesioni del periostio e del tessuto osseo corticale e quindi con alterazioni dell’equi- librio tra rimaneggiamento ed apposizione osteo - periostale origine della modifica strut- turale tipica delle fratture da stress. Le piste in materiale sintetico di stadi adi- biti alle competizioni spesso sono costruite da diversi anni se non da decenni e la manu- tenzione consiste nella sostituzione parziale solo delle parti che oramai presentano cedi- menti irreparabili mentre spesso non viene effettuata una ordinaria assistenza perché gli allenamenti e le gare vengono effettuate nelle poche strutture idonee. Oltre alla tipologia del terreno non bisogna dimenticare il tipo della calzatura sportiva utilizzata in atletica leggera. Le scarpe presentano similitudini nella diversità delle specialità di corsa veloce, di salto e di lancio. Infatti la calzatura presenta una suola particolarmente rigida che serve a conferire potenza agli arti inferiori e nel cui contesto sono applicati chiodi ad azione sta- bilizzante nel momento di contatto della scarpa al suolo,inoltre la zona digitale è sol- levata rispetto all’avanpiede per ottimizzare nello scatto l’impulso anterogrado. Tali scarpe rendono efficace al massimo il gesto atletico ma se confrontate con le cal- zature utilizzate negli altri sport fatta ecce- zione per le scarpe della pallavolo, si capisce come sia pressocchè assente la struttura pro- pria ammortizzante a tutto vantaggio delle necessità di raggiungere in pochi metri quella elasticità e potenza che servono a conqui- stare risultati tecnici competitivi. Se si tiene quindi conto dei fattori descritti e cioè tipo di terreno e tipologia della cal- zatura, si evince come le fratture da stress del piede diventano in atletica leggera una patologia di potenziale insorgenza non sem- plice da prevenire e, una volta instauratesi, Vol. 59, N. 3 MEDICINA DELLO SPORT 355 EMMOLA motivo di lunghi periodi di astenzione spor- tiva ovvero causa di abbandono della spe- cialità. La terza disciplina correlata con le fratture da stress è la corsa non intesa come ad esempio la velocità tipica dei 100 o dei 200 metri e già descritta,ma come mezzofondo e fondo cioè le gare impegnative che comin- ciando dai 5000 e 10000 metri passano dalla maratona e arrivano fino alla Super mara- tona o all’impegno estremo dei 100 kilometri. Nella corsa oltre ai fattori predisponenti anatomici della caviglia e del piede e alle attrezzature sportive, prendono il soprav- vento quelle situazioni collegate con gli alle- namenti e con la durata. L’allenamento serve per conferire la capa- cità di sostenere uno sforzo prolungato nel tempo e la relativa velocità utile in alcune fasi della gara come durante le salite e le discese,nelle curve e nelle fasi finali quando è proprio l’allenamento a fare la differenza tra i concorrenti. Quindi si parla di “ripetute” se viene effet- tuato in velocità per decine di volte un breve percorso compreso dai 50 ai 100 metri per abituare le fibre muscolari allo scatto e alla rapidità, ovvero di “corto” se si richiede all’a- tleta un allenamento su un percorso di mez- zofondo ma a ritmo sostenuto, ed ancora di “lungo” quando la corsa si effettua su un lungo tragitto intramezzato di sovente da tratti in salita e discesa. La fatica muscolare, spesso non conside- rata, è invece causa della perdita di una parte della azione ammortizzante e dell’aumento delle forze focali che agiscono sull’osso. Quindi la durata degli allenamenti ripetuti tutti i giorni della settimana sollecitano nel tempo ed oltre il fisiologico le strutture ten- dinee, muscolari e le articolazioni fino a trau- matizzare ripetutamente tutti gli strati del- l’osso, dal periostio al midollo, creando quelle alterazioni patologiche dove uno squilibrio tra microlesioni da fatica e riparazione tis- sutale a discapito del rimodellamento osseo porterà all’insorgenza della tipica frattura da stress. Oltre alle suddette cause predisponesti consideriamo altri fattori nella patogenesi: alterazioni ormonali (ragazze oligomenor- LE FRATTURE DA STRESS DEL PIEDE NELLO SPORT roiche o amenorroiche con basso livello di estrogeni), disordini della nutrizione,varia- zioni dei parametri ematologici, sindrome della gamba corta. La “short - leg sindrome” o sindrome della gamba corta è considerata come causa fre- quente di frattura da stress ed anche una con- dizione che provoca omolateralmente insor- genza di iperpronazione del piede con fascite plantare, sublussazione esterna della rotula, tendinite della bendeletta ileo - tibiale, sovrac- carico mediale del ginocchio. Si intende come gamba corta strutturale una variazione della lunghezza secondaria a frattura o un congenito accorciamento del femore ovvero della tibia e del perone. La gamba corta funzionale origina da una contrattura in flessione dell’anca,del ginoc- chio e della caviglia oppure dalla scoliosi con obliquità del bacino. La gamba corta da situazione ambientale secondo Baxter D. E. si deve alla corsa ad una sola pendenza del terreno oppure pro- cedendo su un percorso circolare sempre nella medesima direzione. L’esperienza insegna che una dismetria superiore a 2 centimetri si deve correggere allorquando diventa sintomatica modificando il plantare e/o la calzatura ovvero con l’in- tervento chirurgico; altresì ci asteniamo dal trattare un quadro clinico asintomatico o pau- cisintomatico per il rischio di fare insorgere i sintomi invece che attuare una prevenzione.
Stress fractures of the foot
Francavilla C.
;
2006-01-01
Abstract
Le fratture da stress del piede si possono definire senza dubbio come una patologia tipica dello sportivo. Anche se trattasi di una malattia poco frequente in ambito ortope- dico - traumatologico, negli ambulatori spe- cialistici si può notare come i pazienti con frattura da stress sono quasi sempre giovani sportivi che praticano prevalentemente il calcio, l’atletica leggera e la corsa. La combinazione tra insufficiente prepa- razione, insoddisfacente condizione psico - fisica, motivazione elevata ed alto livello pre- dispone gli atleti alla patologia. Per ciò che concerne i calciatori tale dia- gnosi interessa sia professionisti che amatori con patologie del piede di appoggio (cavo supinato o pronato) ovvero con patologie morfologiche dell’avampiede (piede egizio con 1° metatarso ipermobile,con 1° meta- tarso lungo o con ipermetria dell’alluce; 2° metatarso lungo spesso associato a ipome- tria del 1°, 4° e 5° metatarso). Nell’atletica leggera sono predisposti gli sportivi che oltre a presentare l’enunciate patologie, si allenano e gareggiano su piste costruite in materiale sintetico,i cosiddetti “terreni duri”. Queste piste presentano un elevato modulo di rigidità che non permette di assorbire gli urti del piede nella fase di appoggio e pro- pulsione anzi il suolo propaga ipersollecita- zioni a gradiente vibratorio dapprima con microlesioni del periostio e del tessuto osseo corticale e quindi con alterazioni dell’equi- librio tra rimaneggiamento ed apposizione osteo - periostale origine della modifica strut- turale tipica delle fratture da stress. Le piste in materiale sintetico di stadi adi- biti alle competizioni spesso sono costruite da diversi anni se non da decenni e la manu- tenzione consiste nella sostituzione parziale solo delle parti che oramai presentano cedi- menti irreparabili mentre spesso non viene effettuata una ordinaria assistenza perché gli allenamenti e le gare vengono effettuate nelle poche strutture idonee. Oltre alla tipologia del terreno non bisogna dimenticare il tipo della calzatura sportiva utilizzata in atletica leggera. Le scarpe presentano similitudini nella diversità delle specialità di corsa veloce, di salto e di lancio. Infatti la calzatura presenta una suola particolarmente rigida che serve a conferire potenza agli arti inferiori e nel cui contesto sono applicati chiodi ad azione sta- bilizzante nel momento di contatto della scarpa al suolo,inoltre la zona digitale è sol- levata rispetto all’avanpiede per ottimizzare nello scatto l’impulso anterogrado. Tali scarpe rendono efficace al massimo il gesto atletico ma se confrontate con le cal- zature utilizzate negli altri sport fatta ecce- zione per le scarpe della pallavolo, si capisce come sia pressocchè assente la struttura pro- pria ammortizzante a tutto vantaggio delle necessità di raggiungere in pochi metri quella elasticità e potenza che servono a conqui- stare risultati tecnici competitivi. Se si tiene quindi conto dei fattori descritti e cioè tipo di terreno e tipologia della cal- zatura, si evince come le fratture da stress del piede diventano in atletica leggera una patologia di potenziale insorgenza non sem- plice da prevenire e, una volta instauratesi, Vol. 59, N. 3 MEDICINA DELLO SPORT 355 EMMOLA motivo di lunghi periodi di astenzione spor- tiva ovvero causa di abbandono della spe- cialità. La terza disciplina correlata con le fratture da stress è la corsa non intesa come ad esempio la velocità tipica dei 100 o dei 200 metri e già descritta,ma come mezzofondo e fondo cioè le gare impegnative che comin- ciando dai 5000 e 10000 metri passano dalla maratona e arrivano fino alla Super mara- tona o all’impegno estremo dei 100 kilometri. Nella corsa oltre ai fattori predisponenti anatomici della caviglia e del piede e alle attrezzature sportive, prendono il soprav- vento quelle situazioni collegate con gli alle- namenti e con la durata. L’allenamento serve per conferire la capa- cità di sostenere uno sforzo prolungato nel tempo e la relativa velocità utile in alcune fasi della gara come durante le salite e le discese,nelle curve e nelle fasi finali quando è proprio l’allenamento a fare la differenza tra i concorrenti. Quindi si parla di “ripetute” se viene effet- tuato in velocità per decine di volte un breve percorso compreso dai 50 ai 100 metri per abituare le fibre muscolari allo scatto e alla rapidità, ovvero di “corto” se si richiede all’a- tleta un allenamento su un percorso di mez- zofondo ma a ritmo sostenuto, ed ancora di “lungo” quando la corsa si effettua su un lungo tragitto intramezzato di sovente da tratti in salita e discesa. La fatica muscolare, spesso non conside- rata, è invece causa della perdita di una parte della azione ammortizzante e dell’aumento delle forze focali che agiscono sull’osso. Quindi la durata degli allenamenti ripetuti tutti i giorni della settimana sollecitano nel tempo ed oltre il fisiologico le strutture ten- dinee, muscolari e le articolazioni fino a trau- matizzare ripetutamente tutti gli strati del- l’osso, dal periostio al midollo, creando quelle alterazioni patologiche dove uno squilibrio tra microlesioni da fatica e riparazione tis- sutale a discapito del rimodellamento osseo porterà all’insorgenza della tipica frattura da stress. Oltre alle suddette cause predisponesti consideriamo altri fattori nella patogenesi: alterazioni ormonali (ragazze oligomenor- LE FRATTURE DA STRESS DEL PIEDE NELLO SPORT roiche o amenorroiche con basso livello di estrogeni), disordini della nutrizione,varia- zioni dei parametri ematologici, sindrome della gamba corta. La “short - leg sindrome” o sindrome della gamba corta è considerata come causa fre- quente di frattura da stress ed anche una con- dizione che provoca omolateralmente insor- genza di iperpronazione del piede con fascite plantare, sublussazione esterna della rotula, tendinite della bendeletta ileo - tibiale, sovrac- carico mediale del ginocchio. Si intende come gamba corta strutturale una variazione della lunghezza secondaria a frattura o un congenito accorciamento del femore ovvero della tibia e del perone. La gamba corta funzionale origina da una contrattura in flessione dell’anca,del ginoc- chio e della caviglia oppure dalla scoliosi con obliquità del bacino. La gamba corta da situazione ambientale secondo Baxter D. E. si deve alla corsa ad una sola pendenza del terreno oppure pro- cedendo su un percorso circolare sempre nella medesima direzione. L’esperienza insegna che una dismetria superiore a 2 centimetri si deve correggere allorquando diventa sintomatica modificando il plantare e/o la calzatura ovvero con l’in- tervento chirurgico; altresì ci asteniamo dal trattare un quadro clinico asintomatico o pau- cisintomatico per il rischio di fare insorgere i sintomi invece che attuare una prevenzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.