In tema di riordino territoriale, la riforma governativa siciliana, a dispetto di un già lungo e travagliato iter, è ancora in attesa del definitivo completamento, suddivisa tra liberi consorzi comunali e città metropolitane. In particolare, proprio per sostituire un apparato amministrativo obsoleto e spesso inefficiente, la Regione Siciliana, in virtù del suo statuto speciale, ha provveduto a regolare questi nuovi enti nel 2014, costituendo sei liberi consorzi comunali, coincidenti con i territori delle ex province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e tre liberi consorzi comunali qualificati come Città metropolitane: Palermo, Catania e Messina. Non poche, però, sono le criticità emerse nei confronti di tale riforma, che contravviene, in casi specifici, a quello che sembra essere un giusto processo di democrazia partecipativa.
Tra liberi consorzi comunali e città metropolitana di Catania: i casi di Piazza Armerina, Gela e Niscemi
Claudio Gambino
2018-01-01
Abstract
In tema di riordino territoriale, la riforma governativa siciliana, a dispetto di un già lungo e travagliato iter, è ancora in attesa del definitivo completamento, suddivisa tra liberi consorzi comunali e città metropolitane. In particolare, proprio per sostituire un apparato amministrativo obsoleto e spesso inefficiente, la Regione Siciliana, in virtù del suo statuto speciale, ha provveduto a regolare questi nuovi enti nel 2014, costituendo sei liberi consorzi comunali, coincidenti con i territori delle ex province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e tre liberi consorzi comunali qualificati come Città metropolitane: Palermo, Catania e Messina. Non poche, però, sono le criticità emerse nei confronti di tale riforma, che contravviene, in casi specifici, a quello che sembra essere un giusto processo di democrazia partecipativa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.