Mai come in questi anni si è verificata tanta attenzione alla tutela; mai come adesso ci sono tante organizzazioni per la protezione dell'ambiente, del paesaggio, dei monumenti; mai è mai stato così difficile trasformare l'esistente, o costruire qualcosa di nuovo in un contesto classificato come storico o paesaggistico. Allo stesso tempo, però, mai come negli ultimi decenni, nonostante i divieti e le misure preventive, siamo circondati dalla devastazione di parti della città, da edifici fuori luogo e sovradimensionati, da territori irrimediabilmente manomessi, da aree degradate, insicure, e poco vivibili perché intasati dal traffico veicolare. Ulrich Beck, nel saggio La società del rischio, ha affermato che mentre nelle società industriali la logica di produzione della ricchezza ha dominato sulla logica di produzione dei rischi, nella modernità avanzata la produzione sociale di ricchezza va sistematicamente di pari passo con la produzione sociale di rischi. Un prodotto ‘tutto compreso’ dell’industrializzazione, che nel corso del suo sviluppo comporta necessariamente un aggravamento dei rischi. Più recentemente, il gruppo berlinese Urban Catalyst, a conclusione di un importante studio sul fenomeno del riuso dei territori abbandonati, ha evidenziato che tra i fattori che causano la formazione di 'tempi morti' sono frequenti: i costi di riqualificazione relativamente elevati (soprattutto se connesso a costose bonifiche ambientali); gli investimenti monofunzionali che incontrano il dissenso locale; l’elaborazione di piani e regole poco chiare che rallentano l’approvazione; l’insicurezza del mercato finanziario nei confronti di programmi deboli e rischiosi; i casi in cui mancano del tutto sovvenzioni pubbliche; le aree di scarso interesse economico; l’eccessivo traffico veicolare. Fattori diversi, spesso presenti simultaneamente, che determinano periodi di attesa che, oggi, rappresentano delle opportunità per esplorare potenzialità e anticipare criticità nel riuso di edifici e luoghi. Pertanto, i progetti che abbiamo selezionato di seguito- localizzati a Barcellona, ​​Banyoles e Ravenna - se da un lato descrivono occasioni diverse per osservare quali strategie progettuali si stanno elaborando per annettere i ‘luoghi in divenire’ con la vicenda successiva della città contemporanea, dall’altra si tratta di interventi progettuali dove il fattore ‘tempo morto’ ha rappresentato un’inedita opportunità per maturare dei risultati che, su solide basi culturali, suggeriscono una significativa integrazione alla tradizionale attività progettuale.

Luoghi in divenire

Marzullo Calogero
2021-01-01

Abstract

Mai come in questi anni si è verificata tanta attenzione alla tutela; mai come adesso ci sono tante organizzazioni per la protezione dell'ambiente, del paesaggio, dei monumenti; mai è mai stato così difficile trasformare l'esistente, o costruire qualcosa di nuovo in un contesto classificato come storico o paesaggistico. Allo stesso tempo, però, mai come negli ultimi decenni, nonostante i divieti e le misure preventive, siamo circondati dalla devastazione di parti della città, da edifici fuori luogo e sovradimensionati, da territori irrimediabilmente manomessi, da aree degradate, insicure, e poco vivibili perché intasati dal traffico veicolare. Ulrich Beck, nel saggio La società del rischio, ha affermato che mentre nelle società industriali la logica di produzione della ricchezza ha dominato sulla logica di produzione dei rischi, nella modernità avanzata la produzione sociale di ricchezza va sistematicamente di pari passo con la produzione sociale di rischi. Un prodotto ‘tutto compreso’ dell’industrializzazione, che nel corso del suo sviluppo comporta necessariamente un aggravamento dei rischi. Più recentemente, il gruppo berlinese Urban Catalyst, a conclusione di un importante studio sul fenomeno del riuso dei territori abbandonati, ha evidenziato che tra i fattori che causano la formazione di 'tempi morti' sono frequenti: i costi di riqualificazione relativamente elevati (soprattutto se connesso a costose bonifiche ambientali); gli investimenti monofunzionali che incontrano il dissenso locale; l’elaborazione di piani e regole poco chiare che rallentano l’approvazione; l’insicurezza del mercato finanziario nei confronti di programmi deboli e rischiosi; i casi in cui mancano del tutto sovvenzioni pubbliche; le aree di scarso interesse economico; l’eccessivo traffico veicolare. Fattori diversi, spesso presenti simultaneamente, che determinano periodi di attesa che, oggi, rappresentano delle opportunità per esplorare potenzialità e anticipare criticità nel riuso di edifici e luoghi. Pertanto, i progetti che abbiamo selezionato di seguito- localizzati a Barcellona, ​​Banyoles e Ravenna - se da un lato descrivono occasioni diverse per osservare quali strategie progettuali si stanno elaborando per annettere i ‘luoghi in divenire’ con la vicenda successiva della città contemporanea, dall’altra si tratta di interventi progettuali dove il fattore ‘tempo morto’ ha rappresentato un’inedita opportunità per maturare dei risultati che, su solide basi culturali, suggeriscono una significativa integrazione alla tradizionale attività progettuale.
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