Dalla Presentazione del Prof. Giuseppe BarberaNel tentativo di renderli il più possibile simili a noi, assegniamo alla vita degli alberi un vocabolario che è proprio degli uomini e delle loro relazioni. Sono intelligenti, collaborano (sono social, si è arrivato a dire), soffrono o sono felici, hanno memoria e coscienza, amano la musica, riconoscono forme e colori. Convinti di comprenderli meglio, li umanizziamo. Forse per amore, ma con il risultato di assoggettarli al nostro universo cognitivo ed emotivo e così definirne, guidati da interessi parziali, ruoli e destini. Non rispettiamo, come dovremmo, la loro autonomia biologica (ci sono da milioni di anni e ci sopravviveranno), non consideriamo quanto essi siano diversi dagli uomini con cui convivono. Dimentichiamo addirittura che sono autotrofi e si nutrono di sostanze inorganiche mentre noi (gli animali) siamo eterotrofi, cioè carnivori o erbivori. Li vogliamo simili a noi così da continuare a essere i dominatori senza limiti della Terra: despoti assoluti, padroni di piante e animali che con noi, invece, partecipano a un unico sistema, legati gli uni agli altri dalle leggi della ecologia. Preferiamo tenere separato - “divide et impera” - ciò che la vita unisce. Se volessimo prenderne effettiva cura, come avviene negli ecosistemi, riconosceremmo che con piante e animali bisogna stringere alleanze e non imporre ciechi domini.
L'albero dell'Architettura
maurizio oddo
2023-01-01
Abstract
Dalla Presentazione del Prof. Giuseppe BarberaNel tentativo di renderli il più possibile simili a noi, assegniamo alla vita degli alberi un vocabolario che è proprio degli uomini e delle loro relazioni. Sono intelligenti, collaborano (sono social, si è arrivato a dire), soffrono o sono felici, hanno memoria e coscienza, amano la musica, riconoscono forme e colori. Convinti di comprenderli meglio, li umanizziamo. Forse per amore, ma con il risultato di assoggettarli al nostro universo cognitivo ed emotivo e così definirne, guidati da interessi parziali, ruoli e destini. Non rispettiamo, come dovremmo, la loro autonomia biologica (ci sono da milioni di anni e ci sopravviveranno), non consideriamo quanto essi siano diversi dagli uomini con cui convivono. Dimentichiamo addirittura che sono autotrofi e si nutrono di sostanze inorganiche mentre noi (gli animali) siamo eterotrofi, cioè carnivori o erbivori. Li vogliamo simili a noi così da continuare a essere i dominatori senza limiti della Terra: despoti assoluti, padroni di piante e animali che con noi, invece, partecipano a un unico sistema, legati gli uni agli altri dalle leggi della ecologia. Preferiamo tenere separato - “divide et impera” - ciò che la vita unisce. Se volessimo prenderne effettiva cura, come avviene negli ecosistemi, riconosceremmo che con piante e animali bisogna stringere alleanze e non imporre ciechi domini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.