Nella contemporaneità segnata da narrazioni iperperformative e da standard estetici interiorizzati, la pratica sportiva assume una funzione ambivalen-te: da un lato, rappresenta un’opportunità di benessere e autorealizzazione; dall’altro, rischia di divenire matrice di pressioni psico-sociali e distorsioni identita-rie. Alla luce dell’Embodied Education, intesa come paradigma capace di ricollocare il corpo al centro dei processi cognitivi e relazionali, il contributo esplora l’intreccio tra corporeità, immaginari estetici e formazione. Il corpo, lungi dall’essere oggetto da conformare a ideali normativi, è qui riconosciuto come soggettività incarnata e generativa, in cui si intrecciano significati, esperienze e apprendimenti. Educare at-traverso il corpo significa restituire valore alla dimensione simbolica e intercorpo-rea dell’apprendimento (Cappa, 2013). Un’adesione acritica a logiche performative può favorire la comparsa di disfunzioni psico-fisiche, in particolare nei soggetti in età evolutiva. Si propone, dunque, un ripensamento dell’educazione motoria in chiave relaziona-le e situata: una pedagogia della cura capace di promuovere il benessere come esperienza affettiva, sociale e condivisa. Il corpo, inteso come spazio di agency e non di giudizio, si configura così come fondamento di una cultura educativa inclu-siva e sostenibile, attenta ai ritmi, alle differenze e alla complessità relazionale dello sviluppo umano.

Corpo, cura e inclusione: una lettura Embodied dei modelli estetici nello sport e nell’educazione

ALESSANDRA LO PICCOLO
;
2025-01-01

Abstract

Nella contemporaneità segnata da narrazioni iperperformative e da standard estetici interiorizzati, la pratica sportiva assume una funzione ambivalen-te: da un lato, rappresenta un’opportunità di benessere e autorealizzazione; dall’altro, rischia di divenire matrice di pressioni psico-sociali e distorsioni identita-rie. Alla luce dell’Embodied Education, intesa come paradigma capace di ricollocare il corpo al centro dei processi cognitivi e relazionali, il contributo esplora l’intreccio tra corporeità, immaginari estetici e formazione. Il corpo, lungi dall’essere oggetto da conformare a ideali normativi, è qui riconosciuto come soggettività incarnata e generativa, in cui si intrecciano significati, esperienze e apprendimenti. Educare at-traverso il corpo significa restituire valore alla dimensione simbolica e intercorpo-rea dell’apprendimento (Cappa, 2013). Un’adesione acritica a logiche performative può favorire la comparsa di disfunzioni psico-fisiche, in particolare nei soggetti in età evolutiva. Si propone, dunque, un ripensamento dell’educazione motoria in chiave relaziona-le e situata: una pedagogia della cura capace di promuovere il benessere come esperienza affettiva, sociale e condivisa. Il corpo, inteso come spazio di agency e non di giudizio, si configura così come fondamento di una cultura educativa inclu-siva e sostenibile, attenta ai ritmi, alle differenze e alla complessità relazionale dello sviluppo umano.
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