La prima parte del lavoro si propone di introdurre l’istituto dei patrimoni destinati e dei finanziamenti destinati ad uno specifico affare. Con riguardo ad entrambe, ma separatamente, sono illustrati quegli aspetti normativi che più possono interessare la disciplina economico-aziendale. Segnatamente, si descrivono i caratteri civilistici, contabili, fiscali, di governo societario, fallimentari, che ad un primo esame possono apparire i soli degni di attenzione. La seconda parte del lavoro – di specie dottrinale ma non per questo priva di riferimenti operativi – si propone invece di “eleggere” la fattispecie dei patrimoni destinati a questione meritevole di una sua propria dignità di studio, che trascenda gli aspetti indagati nella prima parte del lavoro. E nel prefiggersi un siffatto obiettivo, muove da una breve descrizione delle esigenze oltremodo avvertite oggi dalle imprese, cercando di disporre lo stesso istituto nel quadro complessivo di tali esigenze, per giungere ad una più incisiva esplicitazione delle finalità istituzionali e delle sue concrete applicazioni, anche in un’ottica comparativa con altri strumenti esistenti e ad esso affini. In particolare, viene proposta una chiave duale di lettura, fondata su due differenti prospettive – l’ottica della destinazione patrimoniale e l’ottica della separazione patrimoniale – tramite le quali s’intende esaltare un duplice ordine di finalità perseguibili con il nuovo modello. Trattasi rispettivamente di finalità di sviluppo e di finalità di riduzione del rischio generale d’impresa. Le ottiche suggerite sono, in realtà, un artifizio di cui ci si è avvalsi per meglio discriminare le finalità e le specificità di ogni possibile impiego dell’istituto. Esse, nello scomporre ciò che si presenta come un unico fenomeno – definito del federalismo patrimoniale e del federalismo finanziario – si pongono, invero, come un’endiadi, come del resto tali sono le suddette finalità: non può esserci sviluppo senza un intervento sulle manifestazioni rischiose dell’impresa e non c’è rischio che non sottenda possibilità di sviluppo. Seguono, infine, alcune riflessioni in ordine alle nuove problematiche estimative del capitale – complessivo e separato – che interessano il nuovo istituto.
Patrimoni e finanziamenti destinati ad uno specifico affare
LA ROSA, FABIO
2007-01-01
Abstract
La prima parte del lavoro si propone di introdurre l’istituto dei patrimoni destinati e dei finanziamenti destinati ad uno specifico affare. Con riguardo ad entrambe, ma separatamente, sono illustrati quegli aspetti normativi che più possono interessare la disciplina economico-aziendale. Segnatamente, si descrivono i caratteri civilistici, contabili, fiscali, di governo societario, fallimentari, che ad un primo esame possono apparire i soli degni di attenzione. La seconda parte del lavoro – di specie dottrinale ma non per questo priva di riferimenti operativi – si propone invece di “eleggere” la fattispecie dei patrimoni destinati a questione meritevole di una sua propria dignità di studio, che trascenda gli aspetti indagati nella prima parte del lavoro. E nel prefiggersi un siffatto obiettivo, muove da una breve descrizione delle esigenze oltremodo avvertite oggi dalle imprese, cercando di disporre lo stesso istituto nel quadro complessivo di tali esigenze, per giungere ad una più incisiva esplicitazione delle finalità istituzionali e delle sue concrete applicazioni, anche in un’ottica comparativa con altri strumenti esistenti e ad esso affini. In particolare, viene proposta una chiave duale di lettura, fondata su due differenti prospettive – l’ottica della destinazione patrimoniale e l’ottica della separazione patrimoniale – tramite le quali s’intende esaltare un duplice ordine di finalità perseguibili con il nuovo modello. Trattasi rispettivamente di finalità di sviluppo e di finalità di riduzione del rischio generale d’impresa. Le ottiche suggerite sono, in realtà, un artifizio di cui ci si è avvalsi per meglio discriminare le finalità e le specificità di ogni possibile impiego dell’istituto. Esse, nello scomporre ciò che si presenta come un unico fenomeno – definito del federalismo patrimoniale e del federalismo finanziario – si pongono, invero, come un’endiadi, come del resto tali sono le suddette finalità: non può esserci sviluppo senza un intervento sulle manifestazioni rischiose dell’impresa e non c’è rischio che non sottenda possibilità di sviluppo. Seguono, infine, alcune riflessioni in ordine alle nuove problematiche estimative del capitale – complessivo e separato – che interessano il nuovo istituto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.