L’utilizzo sempre più frequente delle tecnologie mediali applicate all’assistenza socio-sanitaria sta determinando lo sradicamento epistemologico dal significato tradizionale (Fiorino, 2010), introducendo l’uso sempre più massiccio d’applicazioni che determinano il coinvolgimento del paziente nella realizzazione dei percorsi d’assistenza e guarigione, il quale dovrà sovraintendere i protocolli che caratterizzavano l’etero-direzione da parte del personale specializzato (Puskin, Sanders, 1995). La società tardo-moderna si manifesta dinamica, contingente, affetta da disembedding (disaggregazione), ossia dallo sradicamento delle interazioni sociali dai contesti tradizionali e il loro enuclearsi in archi di spazio/tempo indefiniti), nonché caratterizzata dalla presenza di sistemi esperti (Giddens, 1990). La tele-medicina, quindi, può essere parte integrante del ridisegno strutturale della rete d’assistenza, le cui motivazioni originarie non risiedono esclusivamente nell’interesse d’integrare una prassi consolidata e validata, bensì anche in quello meramente economico di morigeratezza in un’epoca congiunturale. Ecco che epifanie euristiche di servizi si affermano in risposta alla cronica carenza di welfare, specularmente con ciò che accade nella tardo- modernità, che, affetto da “immaginazione sociologica” (Mills, 1959), ho declinato in Assistenza Domiciliare Disaggregata. Ciò che è stato osservato nell’assistenza domiciliare integrata (Severino, Ficarra, 2013) è l’effetto degli ambienti confortevoli e familiari sulla stabiliz- zazione emotiva, che permettono al paziente di non sentirsi ospedalizzato. La stessa A.D.D. è valutata dagli utenti anche in maniera positiva: alcuni, infatti, la affrontano con “sollievo”, poiché prevede un'interazione più fre- quente, seppur “fredda”. La reale sopravvivenza dell’effetto placebo/nocebo nella terapia, col rischio che essi possano dileguarsi al venir meno delle strutture profonde dell’interazione (Vero, 2006), è un “fatto” ancora incerto: « [...] il ruolo più importante d’internet nella strutturazione delle relazioni sociali è il suo con- tributo al nuovo modello di socialità basato sull’individualismo» (Castells, 2001, p.129). Realizzare piani d’assistenza che permettano la coerenza tra “bisogno e- spresso” e “risposta erogata”, non prescindendo dalla sostenibilità, costituisce il minimo comune denominatore della Sanità: « [...] curare a casa significa cambiare prospettiva – il servizio deve assumere come centro di gravità la persona con i suoi bisogni individuali, unici e irripetibili» (Piano Sanitario Nazionale, 2000).

La domiciliarità disaggregata: evidenze di una ricerca-pilota sulla domotica per la salute.

SEVERINO, Sergio
2014-01-01

Abstract

L’utilizzo sempre più frequente delle tecnologie mediali applicate all’assistenza socio-sanitaria sta determinando lo sradicamento epistemologico dal significato tradizionale (Fiorino, 2010), introducendo l’uso sempre più massiccio d’applicazioni che determinano il coinvolgimento del paziente nella realizzazione dei percorsi d’assistenza e guarigione, il quale dovrà sovraintendere i protocolli che caratterizzavano l’etero-direzione da parte del personale specializzato (Puskin, Sanders, 1995). La società tardo-moderna si manifesta dinamica, contingente, affetta da disembedding (disaggregazione), ossia dallo sradicamento delle interazioni sociali dai contesti tradizionali e il loro enuclearsi in archi di spazio/tempo indefiniti), nonché caratterizzata dalla presenza di sistemi esperti (Giddens, 1990). La tele-medicina, quindi, può essere parte integrante del ridisegno strutturale della rete d’assistenza, le cui motivazioni originarie non risiedono esclusivamente nell’interesse d’integrare una prassi consolidata e validata, bensì anche in quello meramente economico di morigeratezza in un’epoca congiunturale. Ecco che epifanie euristiche di servizi si affermano in risposta alla cronica carenza di welfare, specularmente con ciò che accade nella tardo- modernità, che, affetto da “immaginazione sociologica” (Mills, 1959), ho declinato in Assistenza Domiciliare Disaggregata. Ciò che è stato osservato nell’assistenza domiciliare integrata (Severino, Ficarra, 2013) è l’effetto degli ambienti confortevoli e familiari sulla stabiliz- zazione emotiva, che permettono al paziente di non sentirsi ospedalizzato. La stessa A.D.D. è valutata dagli utenti anche in maniera positiva: alcuni, infatti, la affrontano con “sollievo”, poiché prevede un'interazione più fre- quente, seppur “fredda”. La reale sopravvivenza dell’effetto placebo/nocebo nella terapia, col rischio che essi possano dileguarsi al venir meno delle strutture profonde dell’interazione (Vero, 2006), è un “fatto” ancora incerto: « [...] il ruolo più importante d’internet nella strutturazione delle relazioni sociali è il suo con- tributo al nuovo modello di socialità basato sull’individualismo» (Castells, 2001, p.129). Realizzare piani d’assistenza che permettano la coerenza tra “bisogno e- spresso” e “risposta erogata”, non prescindendo dalla sostenibilità, costituisce il minimo comune denominatore della Sanità: « [...] curare a casa significa cambiare prospettiva – il servizio deve assumere come centro di gravità la persona con i suoi bisogni individuali, unici e irripetibili» (Piano Sanitario Nazionale, 2000).
2014
9788868590116
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11387/63126
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